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Tentati La tregua: se Gianfranco torna dal Cav il merito sarà dell'ex Guardasigilli Alfano

Gianfranco nervoso: teme che Casini riabbracci Silvio lasciandolo solo. Perciò dialoga con Angelino

Andrea Tempestini
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Il riavvicinamento tra Futuro e libertà e la maggioranza di centrodestra è in atto. Al di là dell'incontro o meno tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. A Libero risulta che il faccia a faccia sia avvenuto, una sera della settimana scorsa. Ieri il portavoce del presidente della Camera ha smentito. «Non c'è stata nessuna cena, la notizia è destituita  da qualsiasi fondamento», scrive in una nota Fabrizio Alfano. Il dato politico rilevante è, però, la svolta moderata nei confronti del governo del numero due del partito, fino a ieri super falco di Fli: Italo Bocchino. Il quale è da sempre in buoni rapporti con Angelino Alfano (i due abitano nello stesso stabile romano e i figli vanno nella stessa scuola), ma da quando l'ex ministro è diventato segretario del partito le telefonate e i dialoghi tra i due si  sono intensificati. Qualcuno dice su mandato dello stesso Fini. Altre fonti sostengono che sia stato invece Bocchino a portare il presidente della Camera a più miti consigli nei confronti del governo. Sta di fatto che la settimana scorsa sul Corriere è uscita un'intervista in cui il numero due di Fli dichiara espressamente che «preso atto del mancato passo indietro del premier, ora non è il momento di litigare». Ma soprattutto spiega di essere interessato «a tutto quello che si muove nel centrodestra». Ieri, in un'altra intervista, Bocchino ha un po' rallentato, ma la sostanza rimane la stessa. «Ogni volta che qualcuno assume una posizione di responsabilità si cerca di confonderla col trasformismo. A noi un ritorno al berlusconismo non interessa, ma se il governo proporrà misure credibili siamo pronti a sostenerle», osserva l'ex capogruppo di Fli. Due sono i fattori che hanno determinato la svolta moderata. Il primo motivo è la fuga in avanti verso il governo di Casini. «Fini si è reso conto del rischio di rimanere isolato, prigioniero di un'opposizione sterile che non si addice a una forza moderata di centrodestra. Se avesse continuato sulla stessa strada, si sarebbero presto trovato come unici compagni di strada Vendola e Di Pietro», racconta un fonte che conosce bene i movimenti dentro Futuro e Libertà. In secondo luogo, la svolta è dovuta alla volontà di rientrare nel gioco politico. Quindi, viste le percentuali al lumicino dei sondaggi e la marginalità cui era ridotto nelle ultime settimane, il presidente della Camera ha deciso di tornare in campo e tendere una mano al Cavaliere. Spinto anche dalle sollecitazioni della maggior parte dei suoi, stufi di farsi dare la linea dai falchi. E per molti di loro l'addio al partito di Adolfo Urso e Andrea Ronchi è stato un brutto colpo. «I finiani vogliono restare in partita e toccare palla. Così, quando hanno visto che sarebbero rimasti a lungo in panchina, hanno deciso di darsi una mossa», continua la nostra fonte. Il problema, per Fini e Bocchino, sarà quello di convincere i falchi (da Briguglio a Granata, da Flavia Perina a Filippo Rossi) a sotterrare l'ascia di guerra per prendere in mano il fioretto. Anche perché l'esiguo elettorato futurista, almeno a leggere i commenti su internet, pare composto esclusivamente da anti-berlusconiani viscerali. Per ora, naturalmente, non è previsto alcun rientro in maggioranza, ma il primo passo sarà un'opposizione responsabile nei confronti del governo, “alla Casini”, a cominciare proprio dal decreto anti-crisi. Un voto favorevole di Fli, infatti, segnerebbe una svolta nella linea del partito finiano, da mesi oltranzista e contrario a tutti i provvedimenti di Palazzo Chigi. Poi, se tutto questo porterà a un rientro dei finiani (per lo meno di quelli moderati) nell'alveo del centrodestra, non è dato saperlo. Ma in politica, si sa, mai dire mai. E sull'argomento all'interno del Pdl si registrano aperture anche da Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, finora contrari a un ritorno al dialogo con il presidente della Camera. Il Cavaliere, invece, è ancora molto scettico, ma Alfano ha le carte giuste per convincerlo. di Gianluca Roselli

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