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E dopo 'la carta' dei senatori... menù-scandalo di Montecitorio

Magrissima consolazione: alla Camera costa di più. Quanto? Due euro per la pasta, 5.30 per il risotto con i gamberi, secondi a 4 euro

Costanza Signorelli
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I privilegi di cui gode la Casta non sono certo una novità. Anzi. Ma è pur vero che la fame di dettagli, di succulenti particolari su come parlamentari e deputati si sollazzino 'a gratis', è qualcosa che incuriosisce parecchio. Anche se la sostanza, poi, è sempre la stessa. Tralasciando diarie, rimborsi di ogni genere per viaggi, trasporti, spese telefoniche, assistenza santaria, budget a disposizione per gli assistenti... e chi più ne ha più ne metta, in questi giorni a fare letteralamente impazzire il web  è il menù di cui godono i nostri senatori. E dopo la carta di Palazzo Madama arriva a grande richiesta anche la lista del ristorante di Montecitorio. Dove sta la notizia? Anche in questo caso nei prezzi delle portate. Semplicemente ridicoli. "Inferiori a quelli delle mense di un asilo", tuonano infuriati i cittadini. Gli inquilini dei Palazzi romani, alla buvette di Montecitorio, godono di prezzi da Caritas. La lista - Guardando nel dettaglio i cibi e le cifre a cui vengono proposti al ristorante della Camera, si nota con magra soddisfazione che i prezzi sono più alti di quelli del Senato. Ma ce la faranno gli onorevoli a tirare fino al termine del mese? Per fare solo qualche esempio: piatto di pasta varia ai 2 euro, come quella con patate e zucchine, 5,30 euro per il risotto con gamberi e pachino. E via di questo passo con i secondi che variano dai 4 euro per una leggera insalata di pollo ai 5,30 del carrè di agnello al forno. Ai 'comuni mortali' questi piatti non costano di certo meno di 12-15 euro. Ecco perché la soddisfazione risulta così magra: sempre di presa per i fondelli si tratta (per avere un termine di paragone, il salasso a Palazzo Madama per un carpaccio di filetto con salsa di limone arriva a 2,76 euro). Chi paga? - Facendo un breve calcolo, al Senato per ogni coperto del ristorante si deve raddoppiare la cifra corrisposta dai commensali. Risultato: circa  1.200.000 euro l'anno. Chi paga il conto? Che domanda, i contribuenti. Lo svela il deputato Idv Carlo Monai al settimanale l'Espresso. Forse vedere nero su bianco certe assurdità, non colpisce solo i lettori ma fa sorgere qualche domanda anche all'interno del Palazzo. Un membro della commissione Affari Costituzionali, il Senatore pidiellino Raffaele Lauro, dichiara: "Rinnovo la mia proposta al collegio dei questori del Senato di rinunziare agli alloggi di servizio e di trasformare tutti gli attuali centri di spesa del Senato (ristorante, buvette, barberia (gratis, ndr), spaccio, banca, infermeria) relativi ai servizi resi ai senatori e agli ex-senatori a prezzi politici in centri di utili, affidando con regolare gara a società esterne qualificate i servizi stessi da pagare, da parte dei parlamentari ai prezzi correnti di mercato". Staremo a vedere.

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