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Compagni verso l'estinzione: Festa Unità? Zero volontari

Allarme a Bologna: non c'è più nessuno per la festa di partito. Gli organizzatori hanno dovuto rivolgersi alle associazioni

Andrea Tempestini
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Pare di vederli. Veterani col sorriso annerito dalla brace, eroi del volantino, figurine ritagliate nella salamella e nell'ideologia. C'è il Gino, 72 anni con gli occhi guizzanti tra la cassa e i tavoli ; e la Zelda di anni 60 in grembiule rosso con la scritta “Pd” e i piatti di pizzoccheri e di polenta concia che fa ballare in mano come un giocoliere; e il Lele di 86 anni (nomi di fantasia, persone vere) che dipinge con un pennello gigante il pannello dello stand, neanche fosse l'ultimo steccato della sua vita. Pare di vederli, i “volontari della Festa dell'Unità”, il midollo della kermesse che aprirà a Bologna il 25 agosto. Un patrimonio in via d'estinzione, di pari passo con l'estinzione del Pd. La notizia affiora seminascosta tra le pagine del Resto del Carlino, ma merita attenzione: alla Festa dell'Unità “cercansi volontari disperatamente”. «Ora non ci sono problemi per organizzare la festa, ma potrebbero essercene in futuro» lancia l'allarme Lele Roveri dell'organizzazione «se dicessi che non c'è questo problema non direi il vero. Per ogni volontario che perdiamo per ragioni anagrafiche cerchiamo di portarne uno nuovo. Allargare sempre più alle associazioni può essere la soluzione del problema, sperando che anche il partito si rilanci...». La speranza è sempre l'ultima a morire. Per ora il partito s'accascia proprio sulla sua tradizione più solida dai tempi di Togliatti: le “Feste” inaugurate nel '45 a Mariano Comense e Lentante sul Seveso e poi cantate da registi come Bertolucci; esaltate da comici come Benigni che saltava in braccio a Berlinguer; trasformate da Walter Veltroni che ne stravolse l'etimo in “Festa Democratica” che, si permetta, è tutt'un'altra cosa. Per ora  il dato acclarato è che non esistono più i comunisti di una volta. E che oggi i 5000 volontari delle Feste dell'Unità  messi in campo dal partito sono animelle pompate dall'associazionismo a pagamento, gente che ha l'età media «alta, anche di 85 anni» e nel solco dei partigiani dell'Anpi patisce un'erosione di numero e d'entusiasmo. E non sono solo quelli del bolognese, di Zola Predosa, Castenaso, San Giovanni in Persiceto. In tutt'Italia la crisi dell'ideologia travolge gli stand. «E non è più come negli anni '80 e '90 dove per gli ospiti si spendeva anche 1 miliardo di lire, oggi facciamo miracoli con 100mila euro...».  I miracoli per le Feste dell'Unità si sono sempre fatti, pochi però sono riusciti. Specie sul versante sesso& gioco d'azzardo. Sicchè, abbandonata l'idea modenese dei casinò interni con croupier “Il rosso e il nero” ispirati non a Stendhal ma al vecchio programma di Michele Santoro; e dismesso il progetto della lap dance al palo unto di strutto che faceva infuriare le femministe; e infine fallito  perfino il tentativo maldestro della vendita nelle bancarelle romane di push up e perizoma, ora si cercano nuove strade per non morire. Per esempio l'apertura non solo all'Avis o all'Arci, ma anche ad ospiti che un tempo mai avresti detto, del genere dei ministri “avversari” Bernini e Matteoli. Per esempio, far incontrare Bersani (Pierluigi, non Samuele il cantante)  con Ziggy Marley e Doctor and the Medics, gente che mai divenne  famosa neppure all'apice della carriera parecchi anni fa. La crisi c'è per tutti... di Francesco Specchia

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