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Legrottaglie: "Se non trovo la squadra, faccio il predicatore"

Il difensore dopo la parentesi sfortunata al Milan è senza lavoro: "Aspetto proposte fino al 31. Poi smetto. Meglio la Bibbia del calcio"

Andrea Tempestini
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I calciatori contrattualizzati sono sul piede di guerra, in vista dello sciopero sempre maggiormente paventato per una violazione dei loro diritti: «Beh comunque è giusto che anche i miei colleghi facciano valere le loro ragioni di fronte alle società e al palazzo», commenta Nicola Legrottaglie. Il quale però ad oggi, vale a dire nel pieno del calciomercato che si chiuderà il 31 agosto, non ha ancora una squadra. Legrottaglie, dopo il trionfo milanista che lo ha reso uno dei giocatori scudettati di Max Allegri, ora vive nel limbo di coloro che stan sospesi. Sospesi al filo della telefonata che non arriva. Sospesi alla voglia e all'interesse di una squadra, quale che sia. Senza contratto Legrottaglie, come molti altri calciatori a fine carriera che non stanno trovando collocazione. «E che posso farci? D'altra parte questo mercato non è dissimile da quelli degli scorsi anni. Ultimamente la politica delle squadre è quella di ringiovanire molto le rose. Il che è senz'altro un bene, poiché si lascia posto alla gioventù talentuosa che avanza, ma senza calciatori d'esperienza uno spogliatoio non sta in piedi». A che si riferisce? «Mah, faccio un esempio banale: la figura del capitano. Io mica ne vedo più di capitani come una volta, gente alla quale quando un giovane entra nello spogliatoio ha il riflesso istintivo di portare rispetto. Non ci sono più i valori di una volta. Ora la fascia del capitano spesso la si dà sulle presenze e in base al nome». Legrottaglie manca il contratto, non giriamoci attorno. «E infatti chi dice nulla: aspetto sereno una telefonata. La fede mi aiuta in questo». Come passa le giornate? «Mah ho tantissime cose da fare. Le mie giornate sono tranquille e piene di impegni lo stesso. La mia missione è quella di veicolare il messaggio del Vangelo. Questo faccio incontrando gente, promuovendo i miei libri, parlando della mia esperienza e delle persone che hanno ritrovato Gesù». E il calcio? «Sinceramente l'unica partita che ho guardato è stata la Nazionale. Mi sono un po' disinteressato». Amareggiato? «No, affatto. Se qualche società mi vuole io ci sono. Mi conoscono, sanno cosa posso offrire». Nessuna richiesta? «Qualcuna, ma solo a titolo informativo da parte delle neopromosse. Nulla di concreto». Ha fatto caso che alla Juve manca proprio un centrale difensivo? «Certo che l'ho visto. Magari chissà, se ci ripensano potrei anche tornare a Torino. Sarebbe bello finire alla Juve». Siamo al 31 agosto e il cellulare non è squillato. «Appendo le scarpe al chiodo...». Come? «Ha capito. Sento di stare bene fisicamente e di testa, ho ancora un paio di anni pieni da dare sul campo, ma se non ci sono offerte mica posso inventarmele». E che farà? «Mi dedicherò alla mia missione principale: la Bibbia. Mi trasferirò a Londra per almeno un anno per migliorare la lingua e poi girerò il mondo a fianco di Hillsong, questa grandiosa comunità di origine australiana che sta lavorando molto bene facendo conoscere il messaggio profondo del Verbo a chi ne ha davvero bisogno». E in Italia? Magari allenatore. «Il patentino da allenatore lo prendo senz'altro, allenare mi piacerebbe, ma davvero: sto aspettando un segnale da parte di Dio. Lui sa cosa è giusto per me, sono un suo figlio, ho fiducia piena nelle Sue scelte». intervista di Matteo Orsucci

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