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Il macabro samba di Battisti: "Che bella la vita e le donne"

Il terrorista non potrebbe lasciare San Paolo ma sta in spiaggia a Rio e in un'intervista al settimanale 'Piauì' ringrazia Lula

Andrea Tempestini
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Se qualcuno si aspettava dal terrorista pluriassassino Cesare Battisti un periodo di dignitoso silenzio dopo che le autorità brasiliane lo hanno messo in libertà, respingendo la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia, questo qualcuno è stato appena deluso. Il grilletto facile dei Proletari armati per il comunismo adesso balla il samba sulla spiaggia di Rio, se la diverte alla grande. E ci tiene a farlo sapere, dando così il secondo schiaffo al nostro Paese dopo quello che ci hanno rifilato due mesi fa le istituzioni carioca. La rivista brasiliana Piauì ha appena pubblicato un'intervista a Battisti, la prima dopo che costui, condannato in Italia a due ergastoli per l'assassinio di quattro persone, è stato scarcerato. Non è tipo capace di tenere un basso profilo, Battisti. Così sbandiera felice la sua vita da uomo libero e gaudente: «Adoro Rio, le spiagge, le belle ragazze, la gente cordiale. Mi ricorda Napoli e Marsiglia, posti dove mi è piaciuto stare». Trascorre le giornate tra lunghe camminate su una spiaggia a sud di Rio e la scrittura del nuovo libro, nel quale racconterà proprio la sua vita nel carcere di Papuda, dove è stato rinchiuso sino a metà giugno. La sua scarcerazione, decisa ignorando quanto previsto dal trattato bilaterale di estradizione siglato nel 1989 dai due paesi,  ha innescato uno scontro diplomatico tra Italia e Brasile, che ha indotto l'ex presidente Inacio Lula da Silva, il quale svolse il ruolo più importante nella sua liberazione, a cancellare la visita che avrebbe dovuto fare a Roma il 24 giugno scorso. Molti brasiliani sono rimasti disgustati dalla scelta presa dalle loro autorità. Al giornale che lo intervista Battisti racconta invece di sentire dietro di sé l'appoggio di tutto il Paese: «Mi piacerebbe stringere la mano di ogni brasiliano che mi ha aiutato. Incomincerei da Tarso Genro, che da ministro ha studiato il mio caso. Ha ritenuto che avevo ragione e con grande coraggio ha difeso le sue convinzioni contro pressioni potenti». In realtà le «pressioni potenti» ci furono, ma nella direzione opposta a quella che dice Battisti. Per chiedere di liberarlo, e contro la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia, si schierarono la sinistra brasiliana, che era (ed è tuttora) al governo, e tutti gli intellettuali più in vista della sinistra internazionale, a partire da Gabriel García Márquez e dalla compagna di Battisti, la scrittrice Fred Vargas, assieme ad alcuni che proprio di sinistra non sono, come Bernard-Henri Lévy.  Dalla sua parte c'erano anche le due sorelle Bruni e il marito di una di loro, il presidente francese Nicolas Sarkozy. Il quale non ha firmato appelli, ma ha speso in modo discreto la propria influenza nei confronti di Lula, affinché non consegnasse Battisti all'Italia. Lula e il suo ministro della Giustizia Tarso Genro, trotzkista e vicino al movimento no-global, hanno così potuto sfruttare la complicità di intellettuali impegnati e cancellerie influenti. Mentre l'Unione europea si è guardata bene dal prendere posizione in favore di Roma. Il nostro governo ora sta preparando il ricorso al tribunale internazionale dell'Aja contro la decisione adottata dal Brasile. Ma le chances che Battisti possa entrare in una prigione italiana sono prossime allo zero. Intanto in Brasile fa ciò che vuole e va dove gli pare, nonostante il visto che ha ottenuto a tempo di record dalle autorità brasiliane lo obblighi, almeno in teoria, a non allontanarsi da San Paolo. Se tra qualche mese l'assassino dei Proletari armati per il comunismo vorrà danzare sui carri del Carnevale di Rio, avrà buoni motivi per farlo. Toda joia, toda beleza. di Fausto Carioti

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