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Con l'estate in giallo di 'Libero' c'è 'La canarina assassinata'

Mercoledì in edicola col quotidiano la più nota delle indagini di Philo Vance, l'alter ego di Van Dine. E' un classico delitto...

Costanza Signorelli
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È intitolato La canarina assassinata il romanzo di S. S. Van Dine (pseudonimo di Willard Huntington Wright, 1888-1939) in vendita facoltativa per i lettori di Libero a partire da domani a 3,80 euro più il prezzo del quotidiano. Si tratta del secondo dei 12 libri in cui l'autore della Virginia scelse per protagonista l'investigatore non professionista, ma abilissimo, Philo Vance. Pubblicata nel 1927, fu anche l'opera della consacrazione per lo scrittore, che solo quattro anni prima, nel corso di una lunga degenza in ospedale per curarsi dalla tubercolosi (ma anche per combattere una forte dipendenza dalle droghe), aveva escogitato una serie di regole per codificare il genere poliziesco. Da allora in poi, la soluzione di un delitto sarebbe stata questione di uno scontro di abilità fra l'investigatore protagonista e il lettore. E quell'abilità sarebbe consistita soprattutto nell'applicazione delle capacità logico-deduttive agli elementi in campo e nell'analisi introspettiva dei personaggi. Nessun trucco è ammesso nello schema di Van Dine. Gli indizi non possono essere tirati fuori a casaccio, né proposti all'ultimo momento nel corso di facili colpi di scena. Alla verità ci si avvicina attraverso un impeccabile ragionamento. Testimone dell'abilità di Philo Vance è Van Dine stesso, io narrante della storia. Questa la sua descrizione dell'investigatore: «Giovane d'inclinazioni aristocratiche (…) Vance era dotato di molte doti e capacità non comuni. Collezionista d'arte su piccola scala, era un buon pianista amatoriale, oltre che un profondo studioso di estetica e psicologia: benché americano, aveva studiato in Europa, tanto che conservava ancora un'ombra dell'accento e dell'intonazione inglese. Godeva di una cospicua rendita autonoma e dedicava una considerevole porzione del suo tempo agli obblighi sociali derivanti dai legami familiari, ma non era né un perdigiorno né un dilettante. Esteriormente appariva cinico e distante, e i suoi conoscenti occasionali lo avevano senz'altro catalogato come uno snob. Ma chi, come me, conosceva Vance intimamente, poteva conoscerne la vera natura oltre le impressioni più superficiali. Io sapevo che quel suo cinismo e quella sua riservatezza, ben lungi dall'essere una posa, scaturivano da un'indole a un tempo sensibile e solitaria". Philo Vance è una specie d'incarnazione del Superuomo di Nietzsche, di cui Van Dine/Wright era un diligente cultore. È un intellettuale, un esteta, un 35enne raffinato. Fin dagli anni Trenta piace molto al pubblico e viene accostato a un altro personaggio significativo a lui contemporaneo, Nero Wolfe, creato da Rex Stout. Il che fa sì che anche Hollywood si interessi al soggetto. Non tutti i film tratti dai romanzi di Van Dine tuttavia hanno retto alla prova del tempo. Era anche il periodo di transizione dal cinema muto a quello sonoro. La Canarina, interpretata da Louise Brook, ebbe una lavorazione alquanto tormentata e finì per dividere, se non il pubblico, almeno i critici. Il libro continuò tuttavia ad avere successo, a essere considerato un caposaldo del genere poliziesco e a trovar posto nella biblioteca di ogni genere di intellettuali. Nel caso de La canarina assassinata, ci troviamo di fronte a una tipologia di delitto cosiddetto, con un termine un po' tecnico, "della camera chiusa". Margaret Odell è una ballerina di Broadway, famosa per la sua bellezza e per il successo ottenuto in un elaborato balletto ornitologico dove indossava una gonna di satin bianco e giallo. La donna viene trovata strangolata nella camera da letto del suo appartamento di Manhattan. Il disordine e alcuni gioielli rubati farebbero pensare a un omicidio a scopo di rapina. Ma, come al solito, questo non è che uno dei tanti depistaggi di S. S. Van Dine. La domanda a cui rispondere, questa volta, non è solo "Chi è stato?", ma anche "Come ha fatto?", perché da quanto risulta evidente sulla scena del crimine il rompicapo non sembra avere una soluzione razionale (da qui la denominazione di "camera chiusa", data a questa tipologia di casi). Dovranno sfilare molti personaggi e scattare numerosi collegamenti logico deduttivi prima che l'assassino abbia un nome e un movente. Perché, come sostiene lo stesso Vance, "l'uomo, come la vita stessa, è infinitamente complesso. È astuto e ingannatore, addestrato da secoli ai tiri più diabolici". di Paolo Bianchi

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