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Ravveduti Supertassa: 5% sopra 200mila euro Ma renderà poco: così sale la Robin Hood Tax

Il Pdl pensa a mitigare il contributo di solidarietà. Se il Cav non riuscirà a eliminarlo, si pesca dall'aumento dell'addizionale Ires per le energetiche

Costanza Signorelli
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Angelino Alfano mercoledì sera lo ha ribadito più volte: "La manovra non è blindata". La volontà del Pdl sarebbe quella di eliminare, subito, tutte le Province. L'altro punto che chiede un ritocco, e Silvio Berlusconi ne chiede ai suoi una pronta revisione, è quello dell'odiato contributo di solidarietà. Così nel direttivo del partito, sostenuta dal capogruppo Fabrizio Cicchitto, si è fatta strada l'ipotesi di mitigarlo. L'idea sarebbe quella di un unico prelievo del 5% per i redditi superiori ai 200mila euro: una 'stangata' decisamente inferiore rispetto a quella prospettata nel decreto varato dal Cdm (prelievo del 5% sui redditi da 90.001 euro e del 10% su quelli superiori a 150.001 euro). La verità, però, è che dalla supertassa lo Stato incasserebbe poco. Segue l'articolo di Antonio Castro. Un po' per uno... Forse il vecchio detto deve aver animato le intenzioni dei membri  della commissione Industria del Senato che ieri hanno suggerito di estendere la Robin Tax anche alle altre società concessionarie. Tradotto dal politichese alle società di telecomunicazione e ai concessionari autostradali. Allargando la platea dei potenziali tassati si potrebbe così evitare la mazzata sul settore delle rinnovabili, per le quali si chiede l'esclusione, così come per il turismo, la ricerca e le imprese italiane che hanno subito danni a seguito della crisi libica. Secondo la Relazione tecnica l'aumento del 4% dell'addizionale Ires (la Robin Hood Tax) per le società del settore energetico avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato circa 3,6 miliardi di euro tra il 2012 e il 2014.  Peccato che nelle stanze del governo la pensino diversamente. E infatti il  sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, con delega proprio all'energia, raffredda i bollori e le proposte della Commissione: "La Robin tax è necessaria e non modificabile", puntualizza a stretto giro Saglia. Che aggiunge: "Non è sicuramente piacevole", ha ammesso, "inventare questi meccanismi, ma ribadiamo che per quanto riguarda la nostra competenza abbiamo fatto in modo che fosse l'Autorità a vigilare perché questa tassa non si ripercuota in alcun modo sui consumatori, sui cittadini e sulle imprese". Tutto chiaro? Non proprio. Visto che l'Autorità per l'Energia ha deciso di  riunirsi venerdì prossimo in seduta straordinaria (a meno di 72 dalla chiusura dei termini per la presentazione degli emendamenti) per «esaminare l'impatto sugli investimenti dell'incremento della Robin tax". E c'è poi il dubbio sull'effettivo gettito:  i tecnici lo giudicano "sovrastimato", in quanto non si sarebbe tenuto conto dei cali in borsa dei titoli energetici, "e per Terna e SnamReteGas" sembra si sia calcolato il gettito sulla base «all'utile operativo e non invece l'utile netto". Galleggia sempre l'idea di alzare l'Iva (al 21,5% o 22%), misura che  porterebbe 4,3 miliardi l'anno, ma si teme un calo dei consumi mentre  sembra tramontata l'ipotesi di un maxi condono fiscale e previdenziale. Che ci sia qualcosa che non quadra nella manovra di agosto salta fuori dai giudizi lapidari del Servizio tecnico del Senato.  Sussistono, dicono,  "seri dubbi sugli effetti finanziari della manovra". All'analisi dettagliata molti dei provvedimenti presenterebbero problemi di elusione come il tanto contestato "contributo di solidarietà». E poi la soppressione di una trentina di Province e l'accorpamento dei Comuni con meno di mille abitanti, proprio non funziona visto che si corre il rischio che invece di un risparmio - almeno in fase iniziale - il taglio possa trasformarsi in un aumento degli oneri per la ridistribuzione delle mansioni e il trasferimento del personale. Altro capitolo, ennesima grana. Il ventilato taglio degli enti con meno di 70 addetti. Tra questi rientrano anche molti istituti di cultura e enti di ricerca. Giusto ieri la commissione cultura del Senato ha detto no alla soppressione. Dulcis in fundo i nuovi giochi e le lotterie che insieme al rincaro delle accise sui tabacchi dovrebbero fruttare 1,5 miliardi di gettito, stando alla relazione di via XX Settembre. Ebbene ieri ne è stata "richiesta la riformulazione", per dubbi sulla costituzionalità del comma 3 dell'articolo 2. di Antonio Castro

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