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Inguaiati A Sesto mazzette rosse per 15 anni "Penati deve stare in galera, rischio continuo"

I pm di Monza durissimi: "Direttorio finanziario democratico. Con la vittoria alle Comunali di Milano si può reiterare il reato"

Giulio Bucchi
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Quindici anni di tangenti rosse. E il rischio è che con la vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni amministrative si reitiri il reato. E' durissima l'accusa dei pm contro Filippo Penati e il sistema-Sesto, la fitta rete di corruttele, mazzette, favori e affini che parte dagli appalti dell'ex area Falck, passa per nottate piccanti offerte ai dirigenti del Pd da imprenditori interessati e arriva, però, ben oltre. Probabilmente anche fuori dalla Lombardia, visto che i pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia parlano di un "direttorio finanziario democratico". A capo di questa piovra tangentara c'era, secondo gli inquirenti, lo stesso Penati, braccio destro di Bersani e leader Pd lombardo. Avrebbe quidato un "quindicennio di sfruttamento della funzione pubblica a fini di arricchimento privato e di illecito finanziamento alla politica a Sesto San Giovanni", scrivono i pm, che definiscono questa leadership un "peccato originale" che condiziona e ha condizionato Penati in ogni sua attività politica. Che il condizionamento di Penati potesse arrivare anche alla vita pubblica milanese dell'era Pisapia lo testimonierebbero alcuni sms. Lo scorso 13 giugno, quasi in contemporanea con la vittoria del candidato del centrosinistra alle Comunali di Milano, l'imprenditore Antonio Rugari, non indagato, si muove presso Penati per perorare la causa di Piero Di Caterina, il grande accusatore dell'ex sindaco di Sesto. Pochi giorni prima, Di Caterina aveva scritto a Rugari per "manifestare l'intenzione di contattare quelli che sarebbero stati nominati assessori nella nuova giunta milanese al verosimile scopo di risolvere il contenzioso con Atm per la suddivisione degli introiti". Detto fatto, Rugari si attiva e scrive a Penati: "Caro Filippo, considerata come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero (Di Caterina, ndr), prima che si vada oltre certi limiti e si degeneri. Magari ci possiamo vedere per capire come agire". E Penati, solerte, risponde proponendo un incontro per la settimana seguente. Ecco perché i pm di Monza hanno presentato appello al Riesame contro il mancato arresto dell'uomo di fiducia di Bersani: il rischio era che con la vittoria del centrosinistra si potessero reiterare quei delitti per anni considerati prassi quotidiana.

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