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Casa, indagato Scajola "Finanziamento ai partiti"

Procura Roma apre fascicolo sull'ex ministro per l'immobile di via Fagutale: "Pagato da Anemone, soldi illeciti". Lui: "Estraneo"

Giulio Bucchi
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La Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati l'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola per violazione della legge sul finanziamento illecito dei partiti politici. Sotto la lente d'ingrandimento dei magistrati c'è l'acquisto di un appartamento a pochi metri dal Colosseo, in via del Fagutale. Secondo gli inqirenti, l'immobile sarebbe stato pagato in parte da Scajola e in parte dall'imprenditore Diego Anemone, sotto inchiesta a Perugia per gli appalti del G8, tramite 80 assegni circolari da 12.500 euro l'uno. Scajola, che si è dimesso proprio per quella vicenda nel maggio 2010, sostiene di non aver mai pagata la casa con soldi altrui e una volta emersa l'accusa rispose dicendo che Anemone l'aveva pagata "a sua insaputa". Il procuratore capo Giovanni Ferrara e l'aggiunto Alberto Caperna coordinano ulteriori indagini sulla cosiddetta 'lista di favori' attribuita ad Anemone. "Prendiamo atto dell'iniziativa della procura di Roma - ha commentato Giorgio Perroni, avvocato difensore di Scajola - ed attendiamo serenamente che i magistrati facciano il loro lavoro convinti che tutto sarà chiarito". Secondo indiscrezioni l'ex ministro sarebbe l'unico indagato nella vicenda e per questo il reato non sarebbe di competenza del tribunale dei ministri. Brutto colpo - L'inchiesta romana arriva a più di un anno dallo scoppio dello scandalo che mescolava piano politico e piano morale. L'impressione è che i pm, in mancanza di prove concrete di corruzione, siano ricorsi al reato di finanziamento illecito dei partiti come ultima risorsa per poter inchiodare Scajola. Ultima tegola per un politico ambizioso e influente, che dopo le due avventure da ministro finite entrambe con le dimissioni negli ultimi mesi si era risollevato riprendendosi il potere anche nel Pdl. Lui si dimostra ottimista: "La Procura di Roma ha aperto un fascicolo su una vicenda per la quale la Procura di Perugia, dopo un anno e mezzo di indagini, non ha ritenuto di dovermi indagare. Attendo, comunque, con la stessa serenità e la medesima riservatezza che hanno sinora contraddistinto il mio comportamento, che i magistrati romani portino a termine il loro lavoro, nella convinzione che verrà certamente chiarita la mia estraneità ai fatti".

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