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Indagati, c'è un manager di Intesa

Penati: "Non mi nasconderò dietro alla prescrizione". Ma la relazione dei pm complica la sua posizione

Andrea Tempestini
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L'ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati è all'angolo, inchiodato dall'inchiesta sulla cosiddetta Tangentopoli rossa. Dopo le pressioni, Penati ha scritto una lunga lettera alla direzione provinciale del Pd, in cui spiega che "se, al termine delle indagini che sono tuttora in corso, tutto non verrà chiarito" non si nasconderà dietro la prescrizione. Penati insomma spiega di non voler accettare "in nessun modo, un esito che lasci dubbi e zone oscure e a tutti voglio garantire che farò quanto necessario perché ciò non avvenga". Le giustificazioni di Penati - La lettera si può in parte leggere come una risposta a quanti - tra cui il segreatrio del Pd, Pier Luigi Bersani - in questi giorni, stanno chiedendo a Penati, accusato di corruzione a Monza, di rinunciare alla prescrizione e di farsi processare. L'ex capo della segreteria politica di Bersani continua a dirsi "completamente estraneo ai fatti contestati" e osserva che se i presunti episodi di ccorruzione sono prescritti è perché quanlcuno ha aspettato dieci anni per denunciarli. "Il Gip non ha creduto alla tesi sostenuta dai miei accusatori, che si sono proclamati vittime di concussione - si legge nella lettera di Penati - e ha derubricato i fatti nel reato di corruzione. Reato che, per quanto riguarda le mie accuse, è prescritto perché, appunto, fa riferimento a presunti episodi di 10 anni fa. Nelle ricostruzioni apparse sulla stampa indotte dai due imprenditori che mi accusano, ci sono evidenti incongruenze e falsità", si difende l'ex presidente della Provincia di Milano. Indagato un manager di Intesa - Martedì si è appreso che un manager di Banca Intesa, Maurizio Pagani - responsabile del settore Infrastrutture e finanza - è indagato per concorso in corruzione nell'inchiesta dei pm di Monza sulle presunte tangenti per le aree ex Falck e Marelli. Secondo quanto si è appreso, le indagini sul conto del banchiere riguardano il capitolo dell'inchiesta relativo all'acquisto da parte della Provincia di Milano delle quote dell'autostrada Milano-Ferravalle. L'abitazione di Pagani era stata perquisita a metà agosto. Di lui aveva parlato l'imprenditore Piero Di Caterina in un interrogatorio del 30 giugno 2010. Di Caterina riferiva di una "tangente pagata per la vendita della Milano-Serravalle". "Gravi indizi di irregolarità" - E dal decreto con cui è stata disposta la perquisizione nell'abitazione e nell'ufficio di Pagani, però, sono contenute delle dichiarazioni che complicano ulteriormente la posizione di Penati. Secondo i pm di Monza, infatti, "ci sono gravi indizi" sull'irregolarità dell'operazione che portà la Provincia di Milano guidata da Penati all'acquisto della partecipazione della Milano-Serravalle. "Ci sono gravi indizi sulla base di dichiarazioni de relato - si legge sul documento firmato dai pm Walter Matelli e Franca Macchia - sull'illiceità della costruzione di un'operazione finanziaria per l'acquisto a prezzo fuori mercato di azioni comprensvo di un ritorno economico per i partecipanti all'operazione".

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