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Tarantini, rissa tra le toghe Vogliono tutti colpire il Cav

Tra Guerar tra Roma e Napoli, e ora Lecce indaga i colleghi di Bari: "Proteggono Berlusconi". Tutto pur di avere le inchieste

Giulio Bucchi
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Primo: pare ormai assodato che il cittadino Silvio Berlusconi gode di uno status giuridico unico nel suo genere. Che sia egli parte lesa, testimone, imputato, indiziato, indagato, scudato, parlamentare, primo ministro o qualsiasi altra cosa, il medesimo non può in alcun modo evitare che i fatti suoi - anche solo privati - divengano di dominio pubblico: e che lui ne esca bene o male non importa. Della possibilità che la diffusione di tabulati del genere costituisca reato - o di come ribadirlo, con eventuale modifica di legge - ormai neppure si parla più. Sicché la soluzione pare una sola: Berlusconi deve smettere completamente di parlare al telefono. Che usi i piccioni. Secondo. C'è una procura che in sostanza ipotizza - siamo a questo punto - che sia stato compiuto un reato di estorsione fondato sull'estrema probabilità che in tribunale sarebbe stato compiuto un altro reato, cioè la diffusione di carte e intercettazioni anche irrilevanti. Il rito del patteggiamento, se scelto dal presunto estorsore, secondo i pm, avrebbe infatti evitato la diffusione di carte che Berlusconi a loro dire temeva: ma a parte che a negarlo è proprio lo stesso Berlusconi al telefono (così dice) e a parte che il presupposto del ricatto è pura utopia (perché le carte, prima o poi, da noi escono tutte lo stesso) è comunque emblematico che in Italia un imputato, cioè Tarantini, possa ritenere meno grave una condanna per sé (accettare un patteggiamento, infatti, equivale ad accettare una condanna) rispetto ai danni collaterali che il processo potrebbe arrecare a un cittadino innocente, cioè Berlusconi. Terzo. Le competenze territoriali per le indagini sono ormai una definitiva barzelletta. Durante e dopo Mani pulite le procure si mettevano d'accordo tra loro, dopodiché ciascuna faceva quel che voleva: oggi le procure non si mettono d'accordo tra loro, anzi litigano, dopodiché ciascuna fa quel che vuole lo stesso. Tra Napoli e Roma il braccio di ferro è quotidiano, ma più in generale ci sono magistrati bulldozer, come Henry Woodcock o l'ex Luigi De Magistris, che hanno costruito intere carriere procedendo con indagini sulle quali si stra-capiva e stra-sapeva che la competenza era manifestamente di altri, ma fa niente, in Italia puoi procedere lo stesso sinché il procedimento non te lo portano via (dopodiché griderai allo scippo) ma fino ad allora puoi fare come vuoi, arresti compresi come nel caso di Gianpaolo Tarantini e compagnia. Domanda: Napoli è incompetente, come ritengono possibile - e hanno scritto nel loro provvedimento - gli stessi pm napoletani che hanno chiesto e ottenuto gli arresti? Boh, però intanto l'intera famiglia Tarantini finisce dentro, e già che ci siamo viene diffusa la notizia - rilevantissima, a verbale - che la moglie di Tarantini e l'altro presunto estorsore, Valter Lavitola, erano amanti, e che Berlusconi, in un momento di sconforto, ha detto «Paese di merda». La procura da cui viene questa roba, ricordiamo, è la campionessa d'Italia delle fughe di notizie (P3, P4, Bisignani, Papa eccetera) ed è anche la stessa che per bocca del suo eccentrico procuratore Giovandomenico Lepore (quello che si fa intervistare in camicia di jeans sbottonata) tuona contro le notizie che secondo lui invece non dovevano uscire, cioè quelle anticipate da Panorama la settimana scorsa. Intanto i giornali forcaioli sono sempre e regolarmente infastiditi dall'espressione «guerra tra procure», ma l'ennesima tra Bari e Napoli, dite un po', che altro sarebbe? È da mesi che il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, sta battagliando col pm Giuseppe Scelsi: e lasciamo perdere chi sia ritenuto in quota governo e chi no, chi volesse imboscare le intercettazioni del caso Tarantini (uno dei tanti casi Tarantini) e chi invece volesse sparpargliarle a pioggia: sta di fatto che giustizia e reputazioni sono in mano a questa gente qui, con Laudati che sottrae fascicoli a Scelsi, Scelsi che denuncia Laudati al Csm, la procura di Napoli che interviene e spedisce una parte di intercettazioni (che riguarderebbero Laudati) alla procura di Lecce, che è competente a indagare su quella di Bari ma parimenti a difenderla. Ora da Napoli c'è appunto anche quest'ennesima indagine su Tarantini (dovrebbe essere l'ottava, complessivamente) e Napoli la richiama a sé, anzi, lo arresta direttamente e se ne frega della sua disponibilità a collaborare. Ha scritto un lungo memoriale difensivo, attende l'interrogatorio? Dentro lo stesso. di Filippo Facci

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