SecondoVoi Morsa dei pm e ansia-ribaltone Si deve destituire Berlusconi? / Sondaggio

Andrea Tempestini

Giampaolo Pansa è stufo e sogna una rivolta contro Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Maria Giovanna Maglie, al contrario, sogna ancora un Cavaliere che si ribelli a questo Paese di m... Voi con chi state? Partecipate al nostro sondaggio. Segue l'articolo di Salvatore Dama sui giorni difficili di Berlusconi, stretto nella morsa dei pm, scosso da dubbi sulla Lega e in ansia da ribaltone. «Altre ipotesi di governo non esistono. Rimango io a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura, porteremo l’Italia fuori dalla crisi. Avete visto oggi (ieri, ndr) al Senato che numeri solidi? Chi vuole la mia testa venga in Parlamento e proponga la sfiducia. Ci contiamo, sono pronto. E se qualche irresponsabile pensa di farci cadere, non si illuda: l’alternativa a questo esecutivo è il ritorno alle urne. Il Quirinale non autorizzerebbe mai un ribaltone». Più per farsi coraggio che per reale convinzione. Ma tant’è: il discorso che fa Silvio Berlusconi è questo qui. L’uscita di Beppe Pisanu («Passo indietro del premier e larghe intese») non lo coglie di sorpresa. Sono giorni che sente il fiato sul collo. Una mischia di opposizioni, poteri forti, finanza, partner europei che tira per la giacca il Cavaliere: fatti in là. La cosa oramai non lo scompone più di tanto. Semmai l’interrogativo è un altro: «Quanti dei nostri sarebbero disposti a seguire Pisanu?». Nessuno è in grado di rispondere a questa domanda perché la soluzione è lui, Berlusconi. Gli eretici aumentano (o diminuiscono) a seconda della parabola berlusconiana. Più Silvio si avvicina alla polvere, maggiori proseliti fa il lodo Pisanu. Poi c’è la Lega: da quando Bossi è convalescente, le mosse del Carroccio sono imprevedibili. Infine c’è Tremonti: i rapporti con Giulio vanno di male in peggio, il ministro dell’Economia ci penserebbe un attimo a voltare le spalle al premier, dovesse capitare l’occasione.    Lui? Lui si fa forza: «Abbiamo incassato la fiducia sulla manovra anti-deficit, andiamo avanti così». Oggi Berlusconi si prepara a presenziare un consiglio dei ministri importante, ricco ordine del giorno: la cancellazione delle Province e la regola del pareggio di bilancio inserita in Costituzione. Roba che, se fatta sul serio, rimani nella storia di questo Paese. Ma il Cavaliere teme di essere ricordato per altro. Questo: nelle prossime ore la madre di tutti gli sputtanamenti suonerà alla porta di Palazzo Grazioli. La procura di Bari sta per chiudere l’inchiesta sulle escort di Tarantini. Negli atti che saranno depositati ci sono i verbali di indagati e testimoni, ma soprattutto le intercettazioni di telefonate tra Giampy e il capo del governo. Contenuti hard sulle attitudini sessuali delle ragazze, pare. Ma - gira voce - anche affermazioni licenziose su alcuni leader europei fatte a margine di vertici internazionali. Insomma: si prevede uno tsunami di fango. Che Berlusconi vorrebbe in qualche modo arginare. Ieri è stato chiuso tutto il giorno a via del Plebiscito con gli avvocati, poi con Angelino Alfano, quindi cena con il segretario del Pdl e con Franco Frattini, originariamente organizzata per fare il punto sulla fondazione Ppe. Nell’arco della giornata Silvio s’è dovuto sorbire anche lo sfogone di Esteban Juan Caselli. Caselli è l’epifenomeno del dramma delle intercettazioni: Silvio, conversando al telefono con Valter Lavitola, aveva definito «pericolosissimo» il senatore del Pdl. Uno da tenere a distanza. Giudizi finiti prima nel filone napoletano dell’affaire Tarantini e poi sui giornali. Ieri il premier ha dovuto un chiarimento al parlamentare eletto all’estero perché quello s’è offeso: «Piena fiducia in te», ha giurato Berlusconi. Che non ne può più: «Bisogna fare qualcosa per fermare questo stillicidio. È vergognoso che le mie telefonate finiscano sui giornali, in quale paese civile succede questo? I giudici vogliono annientarmi. Ma così fanno il male dell’Italia, la danno in pasto agli speculatori». E martedì a Palazzo Chigi arriveranno i pm napolitani per ascoltare Berlusconi come testimone nell’inchiesta che vede indagati Lavitola, Tarantini e consorte. «Ma vi pare che mentre l’euro è sotto attacco e io impegno tutte le mie forze per gestire la crisi, debba perdere un pomeriggio con un’inchiesta che non esiste, che è frutto della fantasia di tre pm?». Il Cavaliere è fuori dalla grazia di Dio. Bisogna fare qualcosa, intervenire prima che sia troppo tardi. Sicché è tornato a ipotizzare un decreto d’urgenza per vietare la diffusione delle intercettazioni sui mezzi di informazione. L’unica soluzione concreta per evitare un nuovo sputtanamento planetario. Il problema? Il problema sta seduto al Quirinale. E si chiama Giorgio Napolitano. di Salvatore Dama