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A Venezia il buonismo finale: premi vanno agli immigrati

Crialese strappa il riconoscimento di giuria con Terraferma. Successo anche per Là-Bas Leone d'Oro al Faust di Sokurov

Andrea Tempestini
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A metà della cerimonia non si capiva più se stesse andando in scena la premiazione della 68 esima Mostra del cinema di Venezia oppure un gala della Croce rossa a scopi umanitari. C'erano coppe e coppette di consolazione per tutti: i deboli, i disagiati, quelli colpiti da catastrofi naturali. Una lunga serie di pacche sulle spalle. La Grecia è in crisi economica? Ecco il premio per la sceneggiatura ad Alpis di Yorgos Lanthimos. Il Giappone è disastrato dopo la devastazione di Fukushima? Niente paura, vincono il Mastroianni per l'attore emergente Shòta Sometani e Fumi Nikaido visti in  Himizu di Sion Sono, pellicola distribuita da Procacci dedicata appunto al dopo-tsunami, senz'altre qualità che il racconto di come un popolo reagisce a una tragedia. Per il resto, troppa noia sullo schermo. Tra i tanti attribuiti dalla giuria guidata dal pazzoide Darren Aronosfky, gli unici riconoscimenti sensati sono il Leone d'oro e la Coppa Volpi per il miglior attore. Il primo è andato allo straordinario Faust del maestro russo Aleksandr Sokurov, che già la sera prima era stato visto brindare in allegria. Un film difficoltoso, a tratti, ma splendido a livello estetico, con buone interpretazioni e scene che sembrano dipinti. Un film letterario, non solo per il capolavoro a cui si ispira, ma per l'ambizione con cui è stato realizzato, per la profondità narrativa. Certo, si è trattata di una scelta di comodo, per cavarsi dalle polemiche: far vincere Carnage di Roman Polanski sarebbe stato interpretato come uno schiaffo politico a chi critica il regista in fuga dagli Usa per i noti problemi giudiziari (leggi stupro). Shame di Steve McQueen era forse eccessivamente torbido: tanto sesso, qualche crudeltà, pubblico diviso… Sokurov è un buon compromesso, seppure un po' scontato. Shame, dopo tutto, è stato celebrato tramite Coppa Volpi a Michael Fassbender, il bel tedescone che piace molto alle ragazze del Lido.  Recitava da protagonista (Carl Jung) anche nel film di David Cronenberg A dangerous method, sarebbe stato un peccato farlo andare a casa a mani vuote, ma in fondo il ragazzo ha del talento che è opportuno valorizzare, anche per rispetto verso Cronenberg. FILM LACRIMOSI Tutto il contorno di premi e premietti, però, fa gridare allo scandalo e nella sala stampa della Mostra sono volati parecchi fischi. I vincitori morali dell'edizione sono stati gli immigrati. Dopo che A Chjàna (storia strappalacrime sulle rivolte di Rosarno) di Jonas Carpignano ha vinto la sezione Controcampo italiano, e visto che Ermanno Olmi era fuori concorso con Il villaggio di cartone (altro drammone in tema stranieri), i votanti hanno scelto due scontatissimi italiani. Ecco dunque Emanuele Crialese premio speciale della giuria per Terraferma tra le risate e i fischi della sala stampa. Il regista è rientrato apposta da Lampedusa, dove propagandava i suoi buoni sentimenti e spiegava quanto fossero ingiusti i respingimenti dei barconi provenienti dal Nord Africa. Si è presentato sul palco e ha ringraziato madrine e padrine, tra cui anche il produttore di Cattleya Riccardo Tozzi, marito di Cristina Comencini. Visto che non c'è stato verso di dare un premio a Quando la notte di sua moglie per risarcirla dagli sghignazzi raccolti in sala, almeno che qualcuno ringraziasse lui. Altra buona azione da Croce rossa, proponiamo che Crialese e i suoi “migranti” ricevano il Gommone d'oro della critica. Il Leone del futuro per l'opera prima l'ha strappato Là-bas di Guido Lombardi. Argomento? La dura vita degli immigrati a Castel Volturno, sai che novità. Tra le tante che seguivano l'onda, questa probabilmente era la pellicola migliore, ma ancora una volta il cinema italiano si fa notare solo quando si occupa di temi sociali e trascura piccoli gioielli come L'ultimo terrestre di Gipi, storia che non sembra per nulla italica e come esordio era senz'altro più interessante, con meno retorica e più inventiva. Semplicemente assurdi, invece, gli altri onori concessi dalla giuria. Il Leone d'argento per la miglior regia l'ha vinto Shangjun Cai per People Mountain People Sea, pesantissimo polpettone orientale (è girato a Hong Kong). Appena più giustificata la Coppa Volpi per la migliore attrice a Deanie Yip vista in A simple life di Ann Hui, pure questo di Hong Kong. Forse i signori giurati hanno voluto fare un regalo d'addio per l'ultimo anno al Lido di  Marco Muller, notoriamente esperto di cinema orientale, per la sua futura carriera da produttore. I MIGLIORI Insomma, il finale è un vero peccato. La vittoria la meritava Killer Joe di William Friedkin, un capolavoro nel suo genere, divertente e ruvido, con bravi attori, una splendida sceneggiatura e una grande regia. Ma è stato ignorato totalmente, chissà perché. Peccato per il grande Gary Oldman protagonista delLa Talpa, forse penalizzato da un film un po' difficile. L'unico a offrirgli la meritata gloria è stato Fassbender, che ritirando la Coppa Volpi lo ha salutato come il suo idolo. In effetti, Oldman meritava il trofeo. Ma pure Ryan Gosling in Le idi di marzo di George Clooney – che sarà forse il più visto nelle sale tra quelli qui presenti – era degno di nota, così come lo strepitoso Cristoph Waltz in Carnage. Idem per le attrici: la coppia Kate Winslet & Jodie Foster nella commedia di Polanski era strepitosa. E perché ignorare la sensualissima Juno Temple di Killer Joe? Lei sì che è uno tsunami di fascino. Lo sapevamo: questa volta, a Venezia, piacevano i piagnistei e i barconi. Così han deciso di affondare in una Laguna di lacrime. di Francesco Borgonovo

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