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Un consiglio alla Casta Bisogna stare molto attenti alla rabbia dei calmi

Pansa: siamo un popolo paziente come un mulo. Ma quando i sacrifici sono troppi speriamo non si arrivi alla violenza

Andrea Tempestini
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È un dibattito inutile quello che stiamo facendo su Silvio sì o Silvio no. E se non inutile, di importanza abbastanza secondaria. Da anni e anni, Berlusconi mostra  di essere impermeabile alle critiche, mentre degli elogi non gl'importa più di tanto. Cadrà quando sarà lui a deciderlo, o sotto una pressione esterna che non potrà fronteggiare. Ma nell'uno o nell'altro caso, non conta poi molto che il Cavaliere rimanga a Palazzo Chigi oppure abbandoni la poltrona di premier. Ioblemi dell'Italia resteranno gli stessi. E nessuno ci salverà dal rischio che diventino sempre più gravi e insopportabili. Il problema numero uno è la reazione alla crisi economica dei milioni di italiani che nessuno di noi giornalisti conosce. Eppure sono una forza reale e sotterranea che i politici, per primi, sottovalutano. Per ora questi Signor Nessuno tacciono, sopportano, si danno da fare per non essere schiacciati dal peso dello sconquasso  mondiale. L'Italia è un paese tenace, abituato a lavorare, a risparmiare, a tirare avanti senza scoraggiarsi. Insieme allo stellone, nella nostra insegna repubblicana dovrebbe campeggiare anche un mulo. È la bestia più paziente. In grado di sopravvivere nelle condizioni peggiori. Come il suo fratellastro, l'asino, che possiede le stesse doti. Ma chi li conosce a fondo, sa che tanto il mulo che l'asino si ribellano quando il carico diventa troppo pesante. Allora si rivoltano, scalciano, mordono chiunque provi a calmarli. Rovesciano la soma e mandano al tappeto chi non ha mostrato rispetto per la loro fatica paziente.  Un vecchio detto recita: temete l'ira dei calmi. Ecco il pericolo che stiamo correndo. Prima o poi, il mulo Italia deciderà di non sopportare più. Diventerà infuriato, ribelle, pronto a spaccare tutto e a farla pagare cara a quelli che considera i responsabili della crisi. E per primi i politici, il governo, qualunque esso sia, il Parlamento, i padroni del vapore, i ricchi o chi viene considerato tale. Per intuire lo stato d'animo del mulo è sufficiente entrare in un bar, in un negozio o in una trattoria, salire sopra un treno, sedere nella sala d'attesa di un ospedale. Chi non ha voglia di mettere il naso fuori di casa, può leggere le lettere pubblicate dai quotidiani. Non ha importanza la linea politica del giornale, ovvero se sia pro o contro il governo. Le lettere rivelano tutte la stessa realtà: il mulo è infuriato perché vede una categoria di privilegiati che se la cava sempre.  La manovra approvata dal Senato e adesso all'esame della Camera prevedeva un po' di tagli ai lussi della casta partitica. Era un contentino offerto ai Signori Nessuno per spingerli ad accettare i sacrifici veri. Ma al momento del voto, i tagli più consistenti sono scomparsi. E non credo che verranno ripristinati nella versione finale. Tutto è rimasto come prima. In omaggio al principio che da sempre governa il mondo: tutti gli uomini sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Per questo il mulo sta pensando di essere stato truffato. I parlamentari sono troppi? Non fa niente, resteranno quanti sono oggi. I privilegi della Casta sono eccessivi? Non importa, nessuno li ridurrà. Gli enti locali sprecano? Continueranno a sprecare. Le province non dovevano essere abolite? Certo che sì, ma ci penseremo fra qualche anno.  I politici si lamentano dell'antipolitica. Qualche volta anch'io ritengo che sia dannosa. Senza i politici e, dunque, senza i partiti nessuna democrazia resiste. È inevitabile che, prima o poi, ceda il campo. E non a un governo di tecnici, che sarebbe comunque un esecutivo democratico. Bensì a qualcosa di assai più rischioso e peggiore. Che cosa possa essere peggiore è facile immaginarlo. Per esempio, un governo guidato da un personaggio capace di ergersi contro tutti i partiti. È già accaduto in Europa, e non parlo di regimi autoritari o militari. Ci dice nulla la storia di un uomo come Charles de Gaulle, il generale che per due volte guidò la Francia del dopoguerra?  Il mulo non sa niente di quel militare spilungone e altezzoso che si mise sotto i piedi tutti i politici francesi. Ma pur nella sua ignoranza della storia sente, in modo confuso, che anche in Italia ci vorrebbe un signore così. Autocratico, poco liberale, carico di disprezzo per le caste parolaie, capace di mandarle a casa e di prendere il loro posto. Tuttavia, un De Gaulle italiano non esiste. Il mulo lo aspetta, però non lo vedrà mai. E così la sua irritazione cova insoddisfatta. Anzi, aumenta giorno dopo giorno. Tutto quel che accade lo porta a desiderare una via d'uscita qualunque. In grado di salvarci dal pantano di oggi. Dove nulla cambia. E gli uomini più uguali degli altri hanno sempre la stecca in mano.  Di che cosa sia fatto il pantano lo sappiamo. Prima di tutto c'è un premier alle corde, ogni giorno più debole, ricattato da figuri ai quali ha offerto la propria amicizia e i propri soldi. Che prima o poi verrà interrogato a Palazzo Chigi da magistrati per niente teneri con lui. E insidiato da intercettazioni che testimoniano il suo parlare a vanvera. E, come sembra, zeppo di giudizi volgari contro altri capi di governo. Nessun sondaggio alla buona potrà mai smentire questa tragica verità. Per capire davvero come la pensa il mulo, ci vorrebbero le urne. Ma sembra che una nuova consultazione anticipata non sia possibile davanti all'assalto di mercati che vogliono distruggere l'euro. E dunque anche il paese più debole dell'area europea, che oggi è il nostro.  Le sinistre italiche sembrano gioire del pantano e del cavalier Berlusconi che vi sta affondando. Ma anche loro sono a rischio. Urlano senza rendersi conto che il mulo, quando deciderà di ribellarsi, non avrà riguardi per nessuno. Tanto meno per i capi dell'opposizione, giudicati arruffoni e inconcludenti. A cominciare dal leader del Partito democratico, Pier Luigi Bersani. Già alle prese con un vortice tangentaro che, prima o poi, investirà anche il suo partito. Resta un'ultima domanda: il mulo si ribellerà? Dovremo temere davvero l'ira dei calmi? Mi auguro di no. Ma purtroppo i segnali di pericolo ci sono tutti. Se la manovrona ha salvato la casta dei politici, non ha risparmiato i Signori Nessuno. Sono loro a pagare il costo della crisi economica. E diventeranno sempre più poveri. Tanto da temere per il proprio futuro e per quello dei figli. I bilanci famigliari sono la prova provata del ristagno italiano. Tutti, dal presidente della Repubblica in giù, invocano la crescita. Ma questo è un traguardo che per molto tempo sarà un'araba fenice, impossibile da raggiungere. Il nostro orizzonte rimarrà buio. Ci resta un'unica speranza: che il buio non sia squarciato dalle luce sinistra delle piazze in fia di Giampaolo Pansa

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