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Caso Yara, gip non archivia Fikri Ma il pm non ha letto il fascicolo

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Il giudice rispedisce al mittente le carte con la richiesta di archiviazione del marocchino. Negli atti mancano alcune intercettazioni

Costanza Signorelli
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Le carte non bastano. E così il gip di Bergamo Vincenza Maccora ha rispedito al mittente, il pm Letizia Ruggeri, il fascicolo con la richiesta del pubblico ministero di archiviare l'indagine su Mohammed Fikri, unico indagato nell'omicidio di Yara Gambirasio. La notizia era nell'aria ed è stata confermata dal Giornale di Bergamo di ieri. La 13enne era scomparsa dal centro sportivo della sua Brembate Sopra il 26 novembre scorso ed è stata trovata cadavere in un campo a Chignolo d'Isola, a pochi chilometri da dove s'era volatilizzata, novanta giorni dopo. Il gip ha scandagliato le carte per più di un mese, agosto compreso, e ritiene di non aver ricevuto elementi sufficienti. Può significare molte cose. Per esempio che negli atti mancano alcune intercettazioni. Oppure che il fascicolo su Fikri è stato separato da quello (contro ignoti) per l'omicidio di Yara. E quindi il gip vuole anche quello per farsi un'idea complessiva. Ora toccherà alla dottoressa Ruggeri fornire tutto l'incartamento necessario. Quello che è certo è che nelle ultime settimane è tornata prepotentemente alla ribalta la pista dell'edilizia che proprio il pm aveva deciso di escludere. Fikri lavorava in un cantiere a Mapello, vicino al centro sportivo: i carabinieri erano arrivati a lui dopo alcune intercettazioni. Erano convinti c'entrasse, perché al telefono aveva parlato di «loro» dicendo «non l'ho uccisa io» e altre affermazioni  simili. Era stato bloccato su un traghetto partito dalla Liguria e diretto in Africa, pochi giorni dopo la sparizione di Yara, ma nel giro di 48 ore era uscito di cella con tante scuse. Il pm aveva rinunciato addirittura a torchiarlo in carcere. Motivo: aveva chiesto ad altri esperti di tradurre le intercettazioni e loro avevano dato un parere opposto a quanto sostenuto da quelli della procura. Secondo le nuove interpretazioni, Fikri invocava Allah per una faccenda di soldi. Fatto sta che la dottoressa Ruggeri era (e probabilmente lo è ancora) convinta dell'assoluta innocenza del muratore residente a Montebelluna, in Veneto. Tanto da chiedere l'archiviazione. Eppure i super-segugi avevano indicato la presenza della giovane in una stanza con cavi elettrici proprio del cantiere di Mapello. Fatto sta che anche recentemente è saltato fuori, nonostante le dichiarazioni contrarie del suo datore di lavoro, che Fikri era stato anche a Chignolo d'Isola. In un capannone poco distante dal luogo del ritrovamento del cadavere. A questo si aggiungono altri dettagli emersi dall'autopsia dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo: i tagli inferti sul corpo della 13enne sarebbero quelli di un taglierino usato dai piastrellisti nei cantieri. E polveri riconducibili a quel mondo sono state trovate sui vestiti, sul corpo e nei polmoni della vittima.Sono state trovate anche tracce di dna, che non sono compatibili con quello di Fikri e apparterrebbero a un uomo bianco ed europeo. Quando il suo telefono era sotto controllo l'extracomunitario avrebbe anche detto «l'hanno uccisa davanti al cancello», ma il pm non aveva ritenuto la cosa rilevante. Pochi giorni fa, in un'intervista tv, la stessa dottoressa Ruggeri aveva ammesso di non avere nulla in mano. Ora il colpo di scena. di Matteo Pandini

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