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Conversioni "Barbarie su di me. Vi Querelo" D'Alema scopre lo sputtanamento giudiziario

Piccola intervista. Baffetto minaccia: "Porto in tribunale chi mi tira in ballo sul caso Tarantini". Come modello morale cita la Clinton...

Andrea Tempestini
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Massimo D'Alema ha raccontato alla Gazzetta del Mezzogiorno la sua verità sul caso Tarantini. Conoscete la storia: il presidente del Copasir nonché ex presidente del Consiglio è al centro delle polemiche per via delle sue presunte amicizie non opportune. Due in particolare gli episodi che lo riguarderebbero. Primo episodio: una partita a burraco con Giampaolo Tarantini durante una traversata in mare da Ponza a Gaeta. Secondo episodio: una cena elettorale pagata da Tarantini. La cena, 28 marzo del 2008, si svolse in un ristorante di Bari e vide la partecipazione del gotha del Pd pugliese e anche di D'Alema. Non entriamo nei dettagli dei singoli episodi. A noi interessano le parole di D'Alema: «Qui siamo alla barbarie». Segue appassionata autodifesa: le notizie sono false, l'unico scopo è quello di diffamare la mia persona, è un complotto, io non c'entro nulla, cultura del sospetto, operazione diffamatoria eccetera eccetera. Benvenuto, on. D'Alema, nel ristretto club di chi crede che la lotta politica in Italia sia scesa a livelli infimi. Benvenuto fra noi. Meglio tardi che mai. E se ora che si è iscritto al club si comportasse di conseguenza, spiegando a chi di dovere che ciò che vale per lei vale per tutti, l'ultimo degli elettori e anche il primo degli eletti, ci farebbe cosa gradita. Significherebbe che questo Paese sta diventando un po' più normale, cosa che non guasta mai. Nell'attesa, due o tre domande all'on. D'Alema. Le facciamo lo stesso, anche se siamo certi che le risposte non arriveranno mai. Racconta D'Alema: «Tarantini avrebbe detto di aver frequentato la mia barca, che deve essere una sorta di Queen Elizabet, visto il numero di quelli che dicono di avervi messo piede. Tutto questo è fuori dal mondo». Condivisibile. Ma allora, onorevole, non possiamo dire la stessa cosa anche per Palazzo Grazioli o Villa Certosa? Residenze grandi, ma centinaia e centinaia di escort forse sono un po' troppe anche per un palazzo capiente. A meno che le escort non entrassero singolarmente o a piccoli gruppetti, fino a diventare centinaia. Se così fosse, lo stesso discorso vale anche per la sua barca. Non le pare? Domanda dell'intervistatore a D'Alema: è vero che quando siete tornati da Ponza a Gaeta c'è stata la partita a burraco con Tarantini? Risposta: «Non mi ricordo». Può capitare di avere un buco di memoria, anche se Ikarus non è la Queen Elizabeth e lì sopra non salgono a migliaia. Onorevole D'Alema, possiamo permettere, da oggi in poi, anche agli altri di essere un po' smemorati? Oppure, dopo una certa età, i neuroni perdono colpi solo a sinistra? Domanda dell'intervistatore: chi sarebbe il regista di questa operazione ai suoi danni? D'Alema non ha dubbi: «Innanzitutto la destra, i giornali di Berlusconi». Da una vita Berlusconi si lamenta di essere vittima dei giornali di centrosinistra. Finalmente il tormentone cesserà. Siamo sicuri che domani l'onorevole D'Alema, per coerenza e per evitare barbarie, scriverà una lettera a Repubblica. Lui, forse, sarà ascoltato. Interessante la seguente argomentazione di D'Alema: siccome non possono colpirmi direttamente, cercano di farlo in maniera trasversale, dichiarando dalemiani tutti quelli che sono coinvolti. Il termine dalemiano evoca un concetto politico. E qui parliamo di imprenditori. Accettiamo per buona l'argomentazione, con un dubbio: vale lo stesso anche per gli imprenditori definiti di volta in volta berlusconiani o mastelliani o a suo tempo andreottiani o forlaniani? Riassunto del ragionamento di Massimo D'Alema: quando se la prendono con me sono barbari. Altrimenti, par di capire, sono persone normali, forse anche galantuomini. Va bene anche così: su di me non si può, io querelo, io mi arrabbio, sugli altri fate voi, a me non interessa più di tanto. Gran finale dell'intervista di Massimo D'Alema. Il presidente del Copasir racconta di essere di ritorno da New York. Là, spiega, «ci guardano con aria di cordoglio». Aggiunge: «La caduta di credibilità è totale. Berlusconi vede nemici dappertutto, come qualche personaggio shakespeariano». Berlusconi. P.S. D'Alema è andato a New York per partecipare ad una riunione della Fondazione Clinton. Clinton ovviamente è Bill Clinton. Promemoria per lo smemorato D'Alema che non sapeva chi saliva sulla sua barca: onorevole, si ricordi almeno delle stagiste. Che non giocavano a burraco sul tavolo. Stavano sotto il tavolo, democraticamente accovacciate. Due pesi, due misure. di Mattias Mainiero

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