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Diritti agli omosessuali, perchè no "Non rinunciate a essere diversi"

Maglie: "Vi perderemo tutti. Vi ostinate a fare una battaglia di retroguardia ma siete l'avanguardia. Lottate per i diritti individuali"

Andrea Tempestini
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Gentile signor Hassan, non starò qui a tediare i lettori e lei con la storia della mia tolleranza e assenza di pregiudizi, che è quel che si dice sempre in principio di ragionamenti come questi, e che nel mio caso è vera, per personalità e avventura di vita in giro per il mondo. Però la mia storia personale mi dà forza nel dire che il “matrimonio” degli omosessuali, nonostante gli  schieramenti febbrili dei cosiddetti progressisti, spesso convertiti di recente, e gli schieramenti furiosi dei cosiddetti conservatori, termine nobile con il quale non si capisce per quale ragione in Italia si definiscono i baluba,  non è per niente affatto una discussione sul piano dell'uguaglianza di diritti, ed è ancor meno una battaglia progressista, ma piuttosto di retroguardia.  È, mi scusi la non tanto velata  presa in giro, il sogno del Mulino Bianco  e dei piccolini Barilla in un periodo storico molto più conflittuale ed avanzato, dove la vera battaglia radicalmente democratica è quella per i diritti degli individui all'autodeterminazione. A questo dovrebbero dedicarsi, e non allo scimmiottamento dei riti tradizionali, all'invidia del controllo dello Stato, coloro che per diversità si sono sempre dichiarati investiti anche di un ruolo di avanguardia sociale. O no? Invocate il diritto di famiglia, da noi la Costituzione ha sancito il principio della parità dei coniugi  in data I gennaio 1948 ma il codice civile è stato adeguato nel 1975, quasi trent'anni dopo, e che battaglie! Nel frattempo, la famiglia era già cambiata profondamente, l'autorità paterna crollata, ma le leggi dello Stato avevano continuato a esercitare la loro forza repressiva e costrittiva, sulla vita degli individui. Ogni volta le leggi arrivano in ritardo, ogni volta e man mano che il mondo cambia, servono a creare nuovi emarginati tra quelli che restano fuori dai nuovi confini. L'adeguamento del diritto di famiglia non libera gli individui ma li costringe dentro un nuovo ordine definito dallo Stato, garantisce i diritti di chi si inchina allo Stato, e subito stabilisce le nuove devianze, i nuovi comportamenti ed individui ai quali tocca ora subire la repressione. Volete davvero solo questo, diventare i buoni e guardare con fastidio e riprovazione ai nuovi cattivi? La vera diversità sta nel rompere questo cerchio magico e riuscire  a imporre il ragionamento  sul diritto degli individui a decidere liberamente dei loro  rapporti di comunanza con altri individui. La proposta di matrimonio per gli omosessuali è veramente una battaglia di retroguardia. Se  le  organizzazioni politiche e militanti di omosessuali  partecipano a questa battaglia, è solo perché sfidano la Chiesa Cattolica su questo proficuo terreno di scontro.  L'outing (rendere pubblica la propria condizione omosessuale) è lo scimmiottamento di una conversione, la rinascita del battesimo, lo dico senza tema di blasfemia, sennò pazienza. Ho la sensazione che anche alla Chiesa cattolica non sia dispiaciuta l'idea di un nemico così vistoso e facile, e lo sta pagando caro, la dolorosa consapevolezza di Benedetto XVI mi conforta in questo. In realtà, il problema delle coppie omosessuali verrebbe facilmente superato dall'affermazione dei diritti individuali delle persone, come le adozioni, l'eredità, l'assistenza in ospedale, per dirne alcune, e tanto varrebbe concentrarsi su queste di battaglie.  In Italia, le famiglie “di fatto”  eterosessuali e omosessuali sono alcuni milioni. La società e la storia sono già più avanti. L'idea di ricondurre il problema della vita degli omosessuali nella nostra società al riconoscimento del diritto al matrimonio è un'idea conservatrice., non solo velleitaria, signor Hassan. Se ha saggiamente superato l'ideologia di sinistra, se ha compreso che il programma della sinistra semplicemente non c'è, si dedichi, la prego, all'affermazione dei diritti dell'individuo. Liberi, mi intende? di Maria Giovanna Maglie

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