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Ma Bossi ha blindato Giulio: studiano il decreto sviluppo

Ieri vertice tra Senatùr e Tremonti in via Bellerio. Ministro sempre più isolato nel Pdl, la Lega è pronta a fargli sponda

Giulio Bucchi
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Via Bellerio, dimora degli uomini padani, di questi tempi è un Grand Hotel: gente che va, gente che viene, gente che rischia d'incastrarsi nelle porte girevoli. Prendete Giulio Tremonti. Ieri il ministro dell'Economia,  appena rientrato dagli States, s'è prodotto in un blindatissimo incontro bilaterale nel quartier generale della Lega Nord per -ufficialmente- “modifiche da apportare al decreto sullo sviluppo, oltre all'esito dei lavori del Fondo monetario a Washington nel fine settimana”. Per Umberto Bossi «Tremonti non è affatto in pericolo, abbiamo parlato solo di sviluppo...». E forse, a questo punto Tremonti non è in pericolo neanche per Roberto Maroni che ha raggiunto i due dall'ingresso principale nella stessa sede-ben registrato da tacchini e telecamere-  per uscirne solo il tardo pomeriggio. Lunga riunione. Tra l'altro, oltre a Maroni, sono colà sopraggiunti il presidente del Piemonte Roberto Cota e il segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti. Significa qualcosa. Papaveri verdi - I pezzi forti padani, in pratica, blindano il ministro piellino, già stremato dagli attacchi all'ex braccio destro Milanese (l'ultima raffica è quella sulla presunta liaison amorosa tra ex coinquilini); e già infilzato da falchi berlusconiani inferociti come Galan e Crosetto, i quali un giorno sì e l'altro pure suggeriscono al premier  di «cacciare Giulio addebitandogli la colpa delle decisioni sbagliate» . Pure se altri, più saggi, come Letta, Fitto o  lo stesso Bonaiuti suggeriscono che far fuori Tremonti adesso sarebbe come invitarlo nell'emiciclo con una cintura di tritolo, kamikaze suo malgrado, pronto a farsi esplodere con tutto il partito. Morto che cammina - Giulio, per il Pdl è ormai un dead man walking, un morto che cammina, solo che ancora non lo sa. Tale condizione fotografa ormai una questione di pura sopravvivenza («Non mi dimetto, fa sapere il ministro dell'Economia, e nessuno può costringerlo a farlo). E a questo punto -come suggerisce il direttore di Lettera 43 Paolo Madron-, la situazione potrebbe tranquillamente spingere il fiscalista di Cuneo a traslocare armi e bagagli nell'alveo naturale della Lega; e nessuno, in fondo, ci vedrebbe un dramma. La Lega, dal canto suo, tiene aperti diversi fronti. Per dire,  è tornata a chiudere a ogni ipotesi di modificare la legge elettorale prima che sia varata la riforma costituzionale con cui, tra l'altro, sarà istituito il Senato federale. Nel Pdl, dopo che Alfano ha annunciato di voler cambiare il “porcellum” prima che gli rotoli addosso il referendum,  la questione preferenze è ora materia di scontro tra le diverse anime della coalizione. «Prima dobbiamo fare la riforma costituzionale, poi viene la legge elettorale»  ha chiarito Roberto Calderoli, al suo ritorno dal Quirinale dove ha illustrato al Presidente della Repubblica il suo progetto che prevede, tra l'altro, proprio la trasformazione di palazzo Madama in Senato federale. Gli ha risposto dal Pdl Roberto Formigoni, che ha ancora lanciato l'allarme per la possibile reazione della Lega di fronte al via libera della Cassazione proprio al referendum anti-porcellum: «I nostri alleati potrebbero staccare la spina». Ipotesi che Calderoli non ha smentito nel merito, limitandosi a rivendicare l'autonomia del Carroccio: «Formigoni faccia prima le primarie nella Lega queste cose le decide Bossi. Va bene chiedere le primarie nel Pdl, ma a noi vuol lasciare la nostra autonomia?». Fronti aperti - Altro fronte leghista è quello della difesa tattica del ministro dell'Agricoltura Saverio romano. Secondo il quotidiano La Padania, che cita un lungo discorso di Antonio Di Pietro, le opposizioni farebbero pressione sul voto della Lega alla mozione di sfiducia  individuale nei confronti di Romano per “colpire il premier il suo Esecutivo”. Intanto, pure se nascosto sotto la brace della politica nazionale è sempre più sfrigolante lo scontro tra le due anime del partito: i maroniani e quelli del Cerchio Magico. Il maroniano Enzo Antonini è il nuovo segretario della Lega della Valcamonica, dopo aver Pietro Pezzutti candidato dei cerchisti magicisti. Per gli esterni non significherà nulla, ma per gli interni significa parecchio... di Francesco Specchia

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