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Uolter becchino uccide l'Italia "La disperazione ci devasta"

Veltroni al Corriere spiega che Berlusconi ha dichiarato la guerra agli Stati Uniti e che la difesa di "un'azienda" ci ammazza

Andrea Tempestini
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Walter Veltroni, intervistato dal Corriere della Sera, si unisce al coro: "Dimissioni". Anche se, commenta, chiedere un passo indietro al Cavaliere è "come chiedere alla tigre di diventare vegetariana". Ma Walter l'africano nel lungo colloquio argomenta con dovizia di particolari i motivi per cui il premier dovrebbe fare un passo indietro. La prima ragione che viene snocciolata è che, perbacco, tutti i leader dei Paesi stranieri si vergognano di Silvio: è pieno di capi di governo europei che "non intendono anche solo farsi fotografare con lui". Quel briccone di Berlusconi, inoltre, ha dichiarato guerra all'America: "Non si può governare contro gli Stati Uniti - allarga le braccia Walter -: non è un caso se Obama non cita l'Italia tra i Paesi che hanno liberato la Libia". Tra frasi ad effetto, confetti retorici e mite analisi, l'ultimo sfidante del Cav a una tornata elettorale arriva al cuore di quello che ritiene il problema principale (di Berlusconi, ovviamente). "Dei suoi interessi privati - risponde incalzato dalla domanda - non interessa nulla a 59 milioni e 999mila italiani". Anche perché Uolter vuole "trasmettere il senso di una drammaticità. Penso che non ci si renda conto di quali rischi corriamo. Se davvero ci si dovesse avvitare in una recessione mondiale, e se la Grecia andasse al default, vedremmo crollare i due pilastri di questa lunga stagione di pace: la crescita economica e la costruzione dell'Europa". Lo scenario catastrofico paventato dal democrativo prevede che "la recessione" possa portare indietro "l'orologio della storia", facendo "precipitare persone dal livello sociale cui erano arrivate" comportando così "disperazione, rabbia e rischi anche per la sicurezza individuale e collettiva". E insomma "di fronte a questo - getta la maschera Veltroni che non parla del sistema-mondo - gli interessi di un'azienda (ipotizziamo sia l'azienda Berlusconi, ndr) sono l'ultimo problma". E difendere l'azienda Berlusconi ci costa tantissimo: "Temo che la disperazione sociale si innesti su una devastazione dei sistemi dei valori". Perché il sistema ormai ha "introdotto l'egoismo al posto dello spirito di solidarietà", una peculiarità che "provoca varie forme di violenza, da quelle politiche a quelle del costume quotidiano. Si uccide a colpi di cric per un sorpasso - gronda di sangue il resoconto di Veltroni -. Il Caffè del centro di Torino non chiude anche se c'è una signora morta suicida nella toilette perché i clienti devono consumare". Walterino vuole che Berlusconi se ne vada prima che il nostro amato pianeta venga colonizzato dagli zombie, prima che tutto assuma una connotazione cyberpunk infarcita di ultraviolenza e svuotata da ogni valore. Così gli si chiede se l'alternativa al Cavaliere siano loro, i Democratici. Ovvio, Veltroni non può dire di no. Spiega però che non è ancora il tempo. Elezioni? "Sarebbe un avventura per il Paese. Occorre un governo guidato da una persona rispettata, come fu Ciampi - catechizza i lettori -. Vedo il rischio che la sinistra si illuda di ereditare la fine del berlusconismo, come nel '94 i progressisti si illusero di ereditare la fine del pentapartito". E le alleanze? "Nulla in contrario a Di Pietro e Vendola, penso sia utile, ma a due condizioni. La prima: che il Pd si dia una fisionomia riformista, non da partito che sta dentro una filiera tradizionale, e occupi uno spazio di consenso molto più vasto (...). La seconda: trovare un accordo prima di allearci, non dopo". Traduciamo le ultime dichiarazioni? "Pier Ferdinando, vieni da noi...".

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