I rivoluzionari del sabato sera: prima distruggono, poi vanno a ballare

Veneziani Gianluca

Ma saranno veramente degli indignati? E saranno veramente dei black bloc? O non saranno piuttosto dei figli di papà, giovani borghesi radical chic che giocano a fare i rivoluzionari? Quelli scesi in piazza a Roma ricordano tanto i sessantottini criticati da Pasolini. Quelli che voleveano la rivoluzione proletaria, pur non essendo proletari. E che domani, finiti gli scontri e distrutte le banche, sarebbero diventati a loro volta banchieri. Stasera questi giovani, dopo aver messo a ferro e fuoco Roma, se ne andranno beatamente a ballare nei club della Capitale. Prima manifestanti, poi discotecari. Qualcuno di loro se ne andrà a mangiare al porchettaro, i gay friendly riempiranno la "Mucca Assassina", qualcun altro prenderà un privée. Ecco chi sono gli indignati. La differenza con i padri- Forse il vero cambiamento rispetto al '68 è che allora chi manifestava sapeva che, presto o tardi, sarebbe stato riassorbito nel mercato del lavoro. La piazza fungeva da ufficio di collocamento. Oggi, invece, questi rivoluzionari del weekend non trovano più nella piazza la garanzia del domani. Dovrebbero andarsene all'estero a fare master, dovrebbero fare stage e studiare, accrescere il proprio bagaglio fornmativo per sperare di essere competitivi nella difficile situazione occupazionale. Invece, stupidamente, se ne stanno in piazza a perdere tempo. La loro rivoluzione non gli darà da vivere e da mangiare. Non faranno carriera per aver distrutto le vetrine. Sono l'imitazione sbiadita dei loro padri, questi giovani. Borghesi come loro, ma senza futuro. ‬Il paragone con la Grecia - Azzardare un confronto con i manifestanti di Atene è fuori luogo, a parte che per le violenze. Nella nazione ellenica chi scende in piazza lo fa contro una manovra lacrime e sangue, è gente che non ha più soldi per raggiungere la fine del mese: gli indignati là sono disperati. Le manifestazioni di distruzione sono aberranti e da condannare sempre, senza se e senza ma, però lì si protesta per qualcosa di reale. I rivoluzionari made in Italy, gli unici che oggi stanno facendo casino per le strade in tutto il mondo, sono invece violenti part-time, come quelli del G8 di Genova di dieci anni fa. Si prendono un giorno da bestie feroci, restando per i restanti cento pecoroni borghesi.