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Morto il cassiere dei casalesi che bruciava i cadaveri

Vincenzo Schiavone, detto 'O copertone, era malato da tempo. La magistratura gli ha concesso il trasferimento dalla clinica a casa

Giulio Bucchi
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È morto la scorsa notte nella sua casa di San Cipriano d'Aversa (Caserta) il boss della camorra casalese Vincenzo Schiavone detto «o Copertonè perché bruciava i cadaveri. Il camorrista era malato da molto tempo. Arrivato alla fine dei suoi giorni la magistratura gli ha concesso di morire tra le mura di casa. Fino a pochi giorni prima si trovava in stato di arresto prima in un ospedale cagliaritano e successivamente in un ospedale di Napoli. Le scorso 25 aprile Vincenzo Schiavone, latitante da tempo era stato arrestato mentre si trovava in una clinica situata nell'avellinese. Lo avevano ammanettato gli agenti della squadra mobile di Caserta e di Avellino. Vincenzo Schiavone, 37 anni, era considerato il cassiere dei Casalesi il più temibile e sanguinario clan della Camorra campana. Schiavone era ritenuto uno dei cento latitanti più pericolosi. Nel 2005, quando fu arrestato dalla polizia era stato trovato in possesso di un elenco di nomi di appartenenti al clan dei Casalesi. Le successive indagini consentirono di arrestare 103 presunti appartenenti alla cosca di Casal di Principe. Con la sua morte il clan perde un pezzo importante che aggrava la situazione della cosca dopo le decine di arresti di pezzi eccellenti appartenenti ai Casalesi.

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