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La moglie assassina di Gucci: "No al lavoro. Meglio la cella"

La Reggiani, mandante dell'omicidio del marito, potrebbe godere del regime di semilibertà. Ma preferisce le sbarre

Veneziani Gianluca
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Lavorare stanca, diceva un film. E pare pensarla così Patrizia Reggiani, condannata a 26 anni nel carcere di San Vittore per l'assassinio del marito Maurizio Gucci. Dopo metà della pena scontata in prigione, la donna avrebbe potuto godere del regime di semilibertà. Ma, come riporta il sito della Repubblica, ha rifiutato, giustificando così la sua scelta: "Non sono abituta a lavorare". Meglio dunque restare dietro le sbarre a coltivare le sue piante e ad allevare il suo furetto. Altro che lavori forzati; in prigione ci si rilassa. E' fuori la vera "prigione del lavoro". Almeno sembra pensarla così la vedova allegra dell'imprenditore ucciso nel 1995.

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