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Cattivi maestri: la sinistra bocciata al test dell'estintore

Vendola non sta né con lo Stato né col Pelliccia: il leader di Sel non condanna Filippi e non spiega i legami con Casarini. Giuliani? Eroe

Andrea Tempestini
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Né con lo Stato né col Pelliccia. All'indomani delle polemiche sulla contiguità tra Nichi Vendola e i capoccia degli indignati, chi si aspettava da parte del governatore pugliese un minimo di chiarezza dovrà attendere il prossimo giro. Perché l'intervista rilasciata dal leader carismatico della sinistra radicale al Corriere della sera è un manuale di ambiguità che più che a un leader politico uscito dalla Fgci fa pensare ad un moroteo di ritorno. Le domande insidiose sono due, dribblate con altrettante veroniche: segue integrale. Fuori uno: «Ma lei candida o no Casarini?». Risposta «Non si può trattare questo argomento come se Casarini fosse uno dei protagonisti della compravendita di voti in transatlantico e come se io fossi un mercante». Fuori due: «Il ragazzo che ha tirato fuori l'estintore il 15 è un teppista e Carlo Giuliani, invece, è un eroe». Replica di Vendola: «È una discussione fastidiosa, trovo disgustoso il cannibalismo della politica e dei mass media, intenti a riesumare cadaveri per poterli divorare a fini di audience o di percentuali nei sondaggi. Sulla morte di Giuliani ci sono stati investigazioni e processi: Genova ha rappresentato la pagina più oscura delle forze dell'ordine in Italia, molti episodi vanno letti dentro quel contesto». Carlo Giuliani - per chi non lo sapesse - era il no global che rimase ucciso durante gli scontri del G8 di Genova del 2001: diventato ipso facto un'icona della sinistra radicale, gli venne intitolata una sala del Senato da parte del gruppo di Rifondazione comunista. Lo stesso Vendola gli dedicò una toccante poesia (incpit: «Lascia ch'io pianga muto/senza quel tuo limone»). Tornando all'intervista, apare chiaro come nessuna delle due risposte in realtà risponda ad alcunché: c'è il consueto ammontare di retorica, affabulazione, lirismo (in una parola, assai vendoliana, la «narrazione») però quanto a ciccia zero di zero. Soprattutto quella sulla candidatura di Casarini puzza di sì lontano un chilometro: il riferimento alla «compravendita di voti in transatlantico» (dove né Casarini né Vendola al momento possono mettere piede se non muniti di tesserino per gli ospiti) è un chiaro tentativo di buttare la palla in tribuna mediante frase ad effetto. Con tanto di sottotesto che, sancendo la diversità del Casarini dalla casta degli schiacciabottoni attualmente in Parlamento, ne suggerisce subliminalmente presentabilità e candidabilità. Più sottile il parallelo Pelliccia-Giuliani. Anche qui ci sono le parole d'ordine («disgusto», «fastidio», «cannibalismo») ed il riferimento obbligatorio alla «pagina più oscura delle forze dell'ordine»: armamentario consueto con cui, da dieci anni giusti, a sinistra la si butta in caciara quando si tocca l'argomento. Il tutto per far passare in secondo piano il nocciolo della questione, ossia la liceità del lancio dell'estintore. Che uno sarebbe anche portato a liquidare sbrigativamente concludendo che no, gli estintori non vanno lanciati perché qualcuno potrebbe farsi male. E che invece, a giudicare dal riguardo dimostrato da ultimo da Vendola ad affrontarlo, deve essere un tema assai più complesso e gravido di significato politico. di Marco Gorra

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