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Svelato l'imbroglio Serravalle Penati fece tutto in 24 ore

La chiave dell'operazione-scandalo è una perizia postdatata. Quel 29 luglio 2005 il presidente Pd tra delibere, contratti, statuti

Giulio Bucchi
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«Colpo di scena». Così cominciava l'articolo uscito il 30 luglio 2005 sul Sole 24 Ore. Raccontava la “conquista” da parte della Provincia di Milano, allora guidata da Filippo Penati, della maggioranza assoluta della Milano Serravalle, società proprietaria dell'autostrada Milano-Genova e delle tangenziali milanesi.  Nei mesi precedenti s'era sì compresa l'intenzione di Penati di aumentare la quota azionaria della Provincia nella società - «siamo pronti ad acquistare il 18,6% di proprietà del Comune di Milano». Ma mai s'era accennato all'acquisizione delle azioni in possesso del Gruppo Gavio, come effettivamente poi avvenne: 8,83 euro ad azione, esborso per l'ente pubblico di 238 milioni (esorbitante anche secondo la Corte dei Conti), plusvalenza per il privato di circa 175 milioni. Operazione che portò la Provincia a quota 52,7% (dal 37 che aveva) e che è ora all'attenzione della Procura di Monza per via del sospetto che nascondesse tangenti. Ragion per cui lo stesso Penati è indagato, insieme a Bruno Binasco - manager del Gruppo Gavio - e ad altri funzionari e professionisti. Ed emergono sempre nuovi particolari, su quel 29 luglio 2005. Giornata convulsa,  nel corso della quale venne perfezionato in fretta e furia il passaggio azionario. Dettagli invero rivelati dal Corriere della Sera - e che però ci permettiamo di rilanciare, vista la posizione piuttosto defilata in cui sono stati relegati dal Corrierone. Premessa della faccenda è, per l'appunto, la volontà di Penati di “scalare” la Milano Serravalle. Volontà annunciata al Comune di Milano - allora sindaco era Gabriele Albertini - con una lettera del 6 giugno. In cui lo s'invitava a «fissare un incontro nel più breve tempo possibile, qualora foste disposti alla vendita». Missiva inviata anche agli altri soci. Ecco: secondo Penati, la Provincia si sarebbe poi diretta verso Gavio a causa del silenzio di Albertini. Peraltro è un periodo davvero intenso, quello, in quanto ad acquisizioni azionarie. È in corso la cosiddetta scalata Antonveneta, con il gruppo cooperativo Unipol guidato da Giovanni Consorte - allora organico ai Ds, di cui Penati faceva parte - impegnato a conquistare la banca.  Ed è tutto un valutare, chiamarsi, vagliare. Per dire: parecchie polemiche scatenarono quelle due telefonate. Una dell'allora europarlamentare Pierluigi Bersani - l'anno successivo sarebbe diventato ministro della Sviluppo  - a Marcellino Gavio, era il 30 giugno, con il primo a dire che «...tra una decina di giorni, quando vi vedrete, troverete un modo...». Parlava di Penati e  Serravalle? Bersani nega. In ogni caso, il 5 luglio Penati chiama proprio Gavio, dicendo che il numero gliel'aveva dato Bersani. D'altro canto, il 17 luglio esce sui giornali la notizia che Gavio avrebbe appoggiato Unipol nella scalata Antonveneta. Poi, per l'appunto il 29 luglio, si perfeziona lo scambio Gavio-Provincia, con il primo a guadagnarci 175 milioni. Il 3 agosto Satap, holding di Gavio, versa 31 milioni alla Banca di Roma e 14 milioni alla Banca Popolare Italiana, cioè la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani - alleato di Consorte nella scalata Antonveneta. Trattasi di cronologica sequenza di eventi. Tornando al 29 luglio, data fondamentale. Si riunisce la giunta della Provincia - su 15 membri  ben 7 assenti, e per una seduta in cui si deve decidere di una spesa di 238 milioni. Tant'è: subito vien dato parere favorevole all'accordo con Banca Intesa, che a fronte del prestito dei soldi ottiene un pegno sulle azioni. Decisione  finanziariamente molto impegnativa ma evidentemente valutata in tempi da record, visto che la proposta di contratto era stata presentata solo il giorno prima. Comunque, la società della Provincia che compare come soggetto contrattuale è la Asa, che però s'occupa di servizi ambientali e idrici: difficile coinvolgerla nell'acquisto di un'autostrada. E allora vai, a tutta velocità con la seconda delibera: la modifica dello statuto di Asa, che per magia burocratica diventa Asam, con la “m” a significare “mobilità”. E siccome servirebbe un'assemblea strordinaria, si presenta alle ore 13 il notaio Matarrese, che con Penati presiede la riunione e timbra la modifica statutaria. Poi, a seguire, un'altra assemblea, per nominare il nuovo consiglio di amministrazione di Asam, che - in un turbillon di timbri e sedute -  subito si riunisce e decide che sì, quei 238 milioni s'hanno da spendere per comprare da Gavio le azioni Serravalle. Ed è così che alla fine dell'interminabile 29 luglio vengono firmati i contratti con le tre società di Gavio, e subito parte l'ordine di bonifico indirizzato a Banca Intesa. Incredibile. Ma la circostanza più singolare è relativa alla consulenza di valutazione sulla congruità del prezzo. Una consulenza - advisor Vitale e Associati -  anch'essa  datata 29 luglio, e però coniugata al passato («...in data 29 luglio 2005 Asam ha acquistato...»), riferendosi a quanto era appena successo. Quasi che sia stata redatta già sapendo che l'operazione sarebbe stata portata a termine.  D'altronde, l'incarico di consulenza alla Vitale sulla «determinazione del prezzo di acquisto» delle azioni Milano Serravalle - costo 120mila euro - viene protocollato dalla Provincia di Milano l'8 agosto, cioè dieci giorni dopo, con i contratti già firmati. di Andrea Scaglia

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