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Liguria, si cercano i dispersi Viaggio nel paese sparito

Nello spezzino arriva l'esercito. Monterosso sommersa dal fango: nessuno si lamenta, si spala e si fa la conta dei danni

Lucia Esposito
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Si cercano gli otto dispersi tra i detriti, si piangono i sei morti e si fa la conta dei danni. Nello spezzino arriva l'esercito. Fortunatamente ha smesso di piovere in Liguria e questo agevola le ricerche. Si cominciano anche a calcolare i danni. Intanto sono in arrivo circa 150 vigili del fuoco da tutta   l'Italia del Nord per sostituire o affiancare gli oltre 200 colleghi   impegnati dall'altro ieri nelle operazioni. Per ora il bilancio  ufficiale resta di sei morti e otto dispersi tra Liguria e Toscana.   Circa 350 persone sfollate sono ospiti in centri di accoglienza  allestiti dai sindaci. Tra i più colpiti sono i Comuni di Borghetto,   Brugnato, Rocchetta Vara, Zignago in Val di Vara e Monterosso,   Vernazza e Corniglia nelle Cinque Terre. Qui sotto l'articolo di Alessandro dell'Orto inviato a Monterosso, il paese delle Cinque Terre distrutto dalle piogge: Stop, la strada è franata. Non si passa. Ti indicano le transenne e allargano le braccia, più in là di Sestri Levante non si può andare, tutto bloccato. Autostrada chiusa e uscita obbligatoria, prego avanti piano.  Per Monterosso? «No, no. Impossibile con la macchina, è un inferno che non si può nemmeno immaginare». L'indice tremolante della vigilessa si allunga verso destra. Là c'è la stazione, forse in treno. O forse no. «Può darsi parta qualcosa, ma si ferma di sicuro a Levanto. Non sappiamo quando parte. Figuriamoci quando arriva», ripete il bigliettaio a memoria senza guardare chi ha di fronte e poco importa che sia un pendolare o un turista tedesco.  Il giorno dopo la grande alluvione, la prima cittadina (e la più chic) delle Cinque Terre - che ora sono cinque terre sommerse - è isolata dal mondo. Devastata dalla furia della natura e abbandonata al suo (drammatico) destino. No collegamenti. No energia. No gas. No acqua potabile.  Monterosso è irraggiungibile da terra, dai binari e anche dal cielo, perché la protezione civile osserva tutto dall'elicottero, ma non atterra. Non può atterrare. Resta il mare, già.  Vaporetti? No, sono già in cantiere. «Chieda laggiù ai pescatori, che c'è qualche imbarcazione alla deriva da recuperare. Dicono che siano più di cento barche in balia delle onde, forse qualcuno va al largo» La Lupa e il tonno “La Lupa” è un peschereccio di 18 metri e qui al porto di Sestri è conosciuto perché Paolino, il capitano più giovane della Liguria (42 anni, fisico da Big Jim e il sogno di andare a L'isola dei Famosi), due mesi fa ha pescato un tonno di 250 kg finendo nei guinnes. «Il mare non è grosso, stiamo uscendo per recuperare qualche imbarcazione verso Monterosso. Salga, è l'unico modo per andar laggiù». Il cielo è azzurro e il sole è fin troppo generoso, impossibile immaginare che si sta salpando verso il disastro. Verso un paese devastato, verso la tragedia, verso la morte. All'altezza di Moneglia - quando mancano ancora sette miglia all'arrivo - il mare si fa improvvisamente scuro. Da azzurro a blu e quasi marrone. Ecco i primi segnali della furia della natura. Tronchi, detriti, pezzi di barche che galleggiano trasportati dalla corrente. A Levanto uno yacht di 12 metri è in balia delle onde. Disperso. Ecco, ci siamo. Pochi metri e iniziano le Cinque Terre e una virata a sinistra ti porta a Monterosso e più ti avvicini più ti manca il fiato e capisci che tutto quello che di disastroso e devastante avevi immaginato è niente, rispetto a quanto stai per vedere. Le onde si placano, come per un compromesso della natura. Il blu del mare si tinge di marrone scuro e l'acqua si fa densa, sporca. Sul molo a sinistra bivaccano una ventina di persone - colori scuri che si pennellano di verde fosforescente e arancione, le divise della protezione civile -  in attesa di un vaporetto per Spezia annunciato ore prima. Ma mai arrivato (ne partirà uno nel tardo pomeriggio). Inferno e candeggina Sbarchi mentre tutti vorrebbero fuggire e scappare dalla devastazione (ma i treni sono tutti soppressi). Persone anziane. Gente scalza. Bambini affamati. Il porticciolo della vecchia Monterosso è ricoperto di fango e detriti. La ruota di un passeggino a sinistra, un'auto ribaltata nella spiaggia a destra. Pochi passi e sprofondi nell'acqua, che scorre veloce. Ancora una macchina capovolta, una moto seppellita nella sabbia. Quello che fino due giorni fa era il posto più amato delle Cinque Terre, la meta di vacanza e week end vip, ora è un ammasso di terra e detriti. Qualche metro verso il centro e ti assale l'odore di muffa mescolato a quello di candeggina. La “Gelateria Midì” è allagata e nel marciapiedi è stato allestito un centro soccorso: altro che brioches e banana split, ora nulla è più buono di acqua e latte, biscotti. Più vai avanti, più ti manca il respiro. Ogni passo è un salto indietro nel tempo, destinazione preistoria. A sinistra inizia via Vittorio Emanuele, porte aperte e sedie per terra. Saltellando, arrivi in piazza Matteotti e il livello del fango è sempre più alto, ora le porte le vedi a metà altezza e il marciapiede si è divelto, tipo fosse esploso. Un'auto, schiacciata e incastrata tra due muri - come se avesse fatto un frontale con un tir - blocca la via laterale e dall'altra parte dietro ogni colonna c'è un ammasso di biciclette infangate che riconosci da un raggio o da una bacchetta dei freni che spuntano ribelli dalla montagna di detriti. Qui nessuno piange, non c'è tempo. Nessuno si lamenta, guai buttare energia. Si lavora e si sistema, si spala e si fa la conta di cosa non c'è più. I negozi sono sepolti, le vetrine impolverate. Poi, c'è via Roma, la passeggiata, il punto di ritrovo del paese. E capisci la furia della natura. Il fango arriva fin quasi al primo piano e il centro della strada è scavato dal letto d'acqua che scorre con forza come un torrente in piena e si porta via tutto quello che trova. Quello che rimane di un paese che - qui nella parte storica - non c'è quasi più! Un paese che non ha più case né ristoranti, nemmeno una chiesa. Sì, la chiesa. La porta principale è socchiusa, quella laterale è divelta e dentro le panche sono una sopra l'altra. Qualche sedia galleggia. Il livello del terreno è allineato con l'altare. Ma no, non c'è tempo nemmeno per pregare. Qualcuno chiede del latte, un anziano si rifiuta di lasciare la casa traballante e in tutto questa situazione surreale, come per incanto, ti imbatti in un lampo di normalità che non c'è più. Il semaforo, nella strada che è diventata un fiume, cambia colore e diventa verde, come per dare un segnale di speranza. La speranza che il peggio sia alle spalle e che Monterosso - sarà dura, ma vedrete che succederà presto - tornerà alla normalità. di Alessandro Dell'Orto vai al blog Guarda i video Levanto sommersa dall'acqua        La furia del nubifragio a Levante Ligure       Monterosso invasa dal fiume     La galleria allagata       La Val di Vara devastata dalla tempesta

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