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Michele riappare ai suoi fedeli Santoro e il rito della tv verità

La prima puntata di 'Servizio Pubblico'. Il teletribuno torna in onda su web, tv locali e satellitari

Andrea Tempestini
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Quel che andrà in onda domani sera su siti web, emittenti locali e satellitari con il titolo Servizio pubblico non è semplicemente la nuova trasmissione di Michele Santoro prodotta fuori dalla Rai. È, a tutti gli effetti, la  consacrazione del culto di San Michele delle Lacrime, il completamento di un processo ultraventennale col quale il conduttore riccioluto ha fondato la sua personale chiesa. Per quanto si affanni a smentire,   questo è  Michele Santoro: un fenomeno religioso. Non un martire tra i tanti disponibili sul mercato bensì il capo di una setta, pronto a godersi  l'adorazione dei fedeli nel corso di una messa solenne. Servizio Pubblico, del resto, non annuncia  scoop o esclusive formidabili per la giornata d'apertura. La notizia è Santoro. Per la precisione, la sua manifestazione sulla Terra: San Michele apparirà alla Madonna, siete tutti invitati  a seguirlo in diretta. Non solo: siete anche spronati a convertirvi, entrando a far parte della sua comunità. L'iscrizione è ben più economica rispetto alla vendita delle indulgenze di antica memoria. Basta versare un obolo di dieci euro tramite apposito sito web e il paradiso catodico (non cattolico) è assicurato. La rinuncia al Caimano e ai suoi falsi profeti (Ferrara, Minzolini...) è compresa nel prezzo. IL PERCORSO    Il meccanismo attraverso cui il conduttore ha creato e cementato una comunità di adepti lo sviscera la giornalista  dell'Arena di Verona (dalle simpatie non certo berlusconiane) Federica Sgaggio, in un saggio intitolato Il Paese dei buoni e dei cattivi (Minimum Fax). Spiega che situazioni come quella di domani sono per Michele «un modo per radunare interno a sé-parresiaste la folla indistinta della “comunità” che nel tempo si è creata intorno a lui, sul presupposto che egli sia non più un giornalista che fa il proprio lavoro, ma l'espressione testimoniale dell'uomo che dice la verità o quantomeno propizia la manifestazione della verità». I suoi editoriali (le «anteprime») mirano «esclusivamente ad adescare nuovi adepti alle comunità degli “amici” o dei “nemici”».  Al centro - unico spartiacque tra Bene e Male - c'è sempre lui, l'Eletto. Un intellettuale di sinistra come Marco Bascetta, direttore editoriale della casa editrice Manifestolibri, spiegò tempo fa che nei confronti di personaggi come Michele viene a mancare  «un esame razionale: la gente si muove seguendo l'exemplum virtutis». Io sono la via, la verità e la vita, proclama il Conduttore.  Vero, anche il Cavaliere ha giocherellato con l'argomento, proclamandosi l'Unto del Signore. Ma in Silvio c'era un'ironia che a Santoro è completamente sconosciuta: egli si prende troppo sul serio. Ha pretese messianiche. Ieri, al Giornale, ha dichiarato che qualora tutti i politici mollassero, lui smetterebbe, ma fino ad allora combatterà i nemici «con le fionde», come Davide contro Golia. IL CALENDARIO Tempo prima predisse l'avvento della Terra Promessa: «Avremo dimostrato che questa era solo l'anteprima. Ma non di Annozero, di un anno nuovo che sta per cominciare». Si cambierà  la datazione,  adotteremo le diciture a.S./ d.S. (avanti Santoro/ dopo Santoro).      La Sgaggio analizza alcuni dei proclami mistici del nostro, tanti  discorsi della montagna pronunciati ad Annozero, e si noti l'utilizzo del linguaggio biblico. Per esempio quando mandò affanbicchiere Mauro Masi. Si rivolse al «suo» pubblico, alla «comunità» e disse: «Voi che mi state guardando sapete benissimo che io sono qua perché voi avete voluto che io rimanessi qua. Allora mi carico di tutte le conseguenze che può avere questa scelta». Eccolo, l'agnello di viale Mazzini che si assume i peccati del mondo.    Poco dopo, inviò i discepoli a predicare nel suo nome: «Voglio che per una volta voi raccogliete in ogni caseggiato dove c'è qualcuno che ascolta Annozero una semplice dichiarazione». In pratica, stava chiedendo loro di trasformarsi in testimoni di Geova e suonare ai campanelli: da Annozero a La Torre di Guardia. Il tono evangelico è una fondamentale caratteristica santoresca, sin dalla celebre frase «Michele chi?» pronunciata da Enzo Siciliano. Lui la trasformò nel titolo di un libro e già risuonava la domanda fatale: «Voi chi dite che io sia?». Mi riconoscete e state dalla mia parte o siete irrimediabilmente perduti? Ci sono persino le epistole, sul genere di quelle che Michele si scambiò con la sua spalla Travaglio sul Fatto (assurto a sorta di catechismo quotidiano) quando il discepolo stava perdendo la retta via e dubitava del Signore, convinto di avere poco spazio in video. Santoro gli rispose furente, inviando piaghe egizie. Seguì altra corrispondenza, che da allora il popolo cita a memoria: dalla prima di lettera di San Paolo Flores d'Arcais ai Tessalonicesi... SOLITA LITURGIA Per domani la liturgia del programma si preannuncia la solita. I profeti saranno presenti quasi al completo. Ha detto Michele: «Apriremo con una sorpresa di Vauro e poi Travaglio racconterà la balla della settimana» (e finalmente conferma pure lui che Travaglio racconta balle). Dunque Marco siederà alla destra del padre, mentre il fido  Ruotolo se ne andrà per le piazze a diffondere il verbo: Sandro, folgorato su viale Mazzini, per la fede si è francescanamente spogliato dei beni e dello stipendio Rai (lo ordineranno sacerdote dell'ordine Michelita). Infine Giulia Innocenzi lascerà che i pargoli vadano a lei. All'appello mancherà solo qualche Giuda in miniatura, come il traditore Corrado Formigli, che ha edificato la sua chiesa luterana su misura a La7 con Piazzapulita, clonando il Maestro. Ma io in verità vi dico: verrà un giorno in cui Santoro non avrà più bisogno nemmeno del web e delle tv locali, sarà in Cielo e non su Sky. Basterà che due discepoli siano riuniti nel suo nome ed egli sarà in mezzo a loro. Pura parabola senza paraboliche. di Francesco Borgonovo

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