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Cassano, ora il suo cuore è ok Ma il futuro nelle mani della Figc

Il fantasista rossonero lascerà presto l'ospedale. Fra sei mesi i medici federali decideranno se rimandarlo in campo

Lucia Esposito
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I lunghi trenta minuti di Cassano. È durato poco l'intervento chirurgico a cui è stato sottoposto ieri l'attaccante rossonero. Gli hanno chiuso un forellino che aveva tra i due atri del cuore, causa, pare, dell'ischemia che l'ha colpito sabato. «È andato tutto bene», dicono i medici. Ora sei mesi per la riabilitazione con massicce dosi di anti-aggreganti e poi si vedrà. Sì, perché rimane aperta l'incognita del campo. E anche se l'ad milanista Adriano Galliani ha chiaramente detto che per Antonio «un posto c'è sempre», i medici si mettono al sicuro, riparandosi dietro a due lettere: “SC”. Salvo complicazioni. Dovrebbe tornare a giocare. La decisione però sarà in mano a una commissione della Federazione Calcio che dovrà dare l'abilitazione. Aria distesa ieri al Policlinico di Milano per le condizioni di salute del Pibe di Bari, un po' meno sul futuro. I maligni, a denti stretti, indicano la strada calcistica internazionale: «almeno all'estero i controlli sulla salute vengono saltati a piè pari». Il calvario di Antonio è iniziato sabato sera. Un aereo lo stava portando a Milano da Roma, ma, atterrato a Malpensa, il malore. Difficoltà a parlare, nausea e la corsa al Policlinico. L'ecocardiogramma transesofageo di lunedì ha descritto la diagnosi: sofferenza cerebrale su base ischemica causata da un Pfo (Forame ovale pervio). Cassano, a detta di medici e personale dell'ospedale, si è rivelato una persona estremamente fragile, «Aveva bisogno costantemente di avere la madre e la moglie accanto. Un medico del Milan ha dormito con lui per alcune notti», raccontano gli infermieri. Sei giorni fatti di visite dei compagni di squadra, di decine di lettere dei fan, di reparti piantonati da agenti in borghese, di racconti di tunnel sotterranei per spostare il paziente in incognito da un padiglione all'altro, camuffato da medico: percorso già ribattezzato “Tunnel Cassano”. Ieri il grande giorno. Il team di medici che hanno eseguito l'intervento in anestesia locale era diretto da Mario Carminati, cardiologo interventista del Policlinico San Donato, e dal direttore di Neurologia del Policlinico Nereo Bresolin. «È stata eseguita una procedura di emodinamica interventistica di chiusura del forame ovale - ha spiegato Carminati - è stata punta la vena femorale, da lì è stato introdotto un catetere fino all'interno del cuore, per posizionare un “dispositivo occlusore”, ovvero un ombrellino che chiude la comunicazione anomala tra i due atri». Si tratta di una malformazione piuttosto comune che i medici collegano all'ischemia cerebrale. In sostanza, come specifica il dottor Bresolin: «Basandoci sui libri di neurologia è noto che in età giovanile la causa più ricorrente per l'ischemia è la pervietà tra i due atri. Nessuno però può dare con certezza matematica questa relazione, ma c'è una grossa possibilità che questa sia la causa». L'ipotesi è, quindi, che un coagulo di sangue sia passato dall'atrio destro all'atrio sinistro attraverso il forame, che sia poi entrato nella circolazione fino a un'arteria cerebrale, danneggiando in parte anche il talamo. E una concausa può essere l'elevata velocità di atterraggio dell'aereo. Ma sono tutte ipotesi. Cassano si riprenderà al cento per cento, a casa forse già oggi o domani. Il dilemma resta il dopo. Ora bisogna solo vedere se la commissione della federazione sarà dello stesso parere dei medici milanesi. Appuntamento tra sei mesi. di Sara Biondini

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