Imprenditore anti indignados "Compriamoci i nostri Bot"

Giulio Bucchi

L’ha fatto perché si dice stanco di svegliarsi «e vedere il destino dell’Italia affidato alle decisioni di Scilipoti».  Non ne può più «dei rivoluzionari del dopo pranzo». Sollecita agli italiani un moto d’orgoglio: «Ricompriamoci tutti i titoli del debito pubblico». Così la finiamo con la storia degli spread, della sfiducia nel nostro Paese, con i mercati che suonano la danza macabra. È il tono di una pagina  comparsa ieri mattina sul Corriere della Sera. A firmarla Giuliano Melani, 51 anni, titolare a Quarrata, fra Pistoia e Firenze, di un’agenzia che vende contratti di leasing per conto di Unicredit. Per quest’appello ha speso 20.570 euro (iva compresa). Probabilmente ha commosso molti lettori vista l’infrequenza dei richami pubblici all’amor di patria. Ma sicuramente ha scontentato il figlio Filippo, ventenne che avrebbe volentieri acquistato un’auto nuova. Ma evidentemente le fatiche (e le soddisfazioni) della giornata hanno ampiamente compensato il piccolo dispacere procurato al ragazzo. Ha pubblicato anche l’indirizzo internet e un numero di cellulare. «Fin dalla mattina sono stato sommerso di mail e telefonate». La più gradita? Quella di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere che ha promesso di sostenere l’iniziativa. Quando parla Giuliano Melani è un fiume inarrestabile. Sogna che lunedì mattina le richieste di  Btp, Cct, Ctz creino un’onda di acquisti tali da abbattere lo spread con il Bund tedeschi. «Quel dannato differenziale per il quale l’Italia paga  430 punti base in più dei tedeschi». Si impegna ad acquistare lunedì ventimila euro di Btp. «Io non sono Della Valle, ma mi sono deciso a comprare la pagina quando ho letto sui giornali titoli da far paura dove si spingevano i lettori a vendere i propri titoli di stato. Roba da incoscienti!» racconta. «Invece dobbiamo salvare questo Paese. Non saranno certo nè Bersani nè Berlusconi a farlo. Se continuano a salire i rendimenti dei titoli tutte le manovre che facciamo continueranno a essere bruciate». Politicamente Melani dice di non essere né di destra nè di sinistra. «Indifferente». «Alle ultime elezioni ero in ospedale e con gli altri ricoverati ci siamo divertiti a farci allestire un seggio elettorale, poi ho votato al Senato per uno di destra e alla Camera per uno di sinistra». Apprezza il sindaco di Firenze anche se lo trova «un po’ leggero». «Renzi sta cercando di fare un buon caciucco: un po’ di deputati in meno, un po’ di pensioni in più, un po’ di Cgil in meno un po’ di Marchionne in più, mi sembra un bravo ragazzo». Lui Melani «non ha un comitato, né un partito nè un movimento». E se qualcuno gli chiede perché l’ha fatto la risposta è un fiume di parole. «Perché mi sentivo impotente».  Perché «il debito pubblico l’abbiamo creato noi italiani» circolando gratis sui bus, non pagando le tasse, riempiendoci di medicinali che abbiamo regolarmente buttato,  non andando al lavoro grazie a un falso certificato medico, eleggendo persone non adeguate, facendo viaggiare treni e autobus vuoti, occupando senza frutto aule scolastiche e universitarie: «Abbiamo fatto debiti in mille modi e ne abbiamo anche goduto». È l’ora di ririmborsare. Come? «Ricomprando i titoli di stato anche a tasso zero». Un gesto di affetto verso «questo straccio di Paese che abbiamo amato e tanto amiamo».  Ambizioni politiche? «Voglio fare il presidente del Consiglio» risponde ridendo. Poi,  rivolto, con voce seria, al cronista: «Ma lei lunedì compra duemila euro di Bot, vero?». di Nino Sunseri