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Monti fa già parte della casta Subito assenteista in aula

Il professore salta la prima votazione sulla legge di stabilità: ha già preso le peggiori abitudini (e i privilegi) degli onorevoli

Lucia Esposito
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E' iniziata abbastanza presto la giornata  del neo senatore a vita, Mario Monti, che ha lasciato l'hotel Forum,  nel centro di Roma, intorno alle 9.15. Monti ha raggiunto i suoi nuovi  uffici di palazzo Giustiniani, senza rilasciare nessuna dichiarazione ai cronisti che lo aspettavano. E appena un'ora dopo, già l'incontro con il  neo presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Eppure ieri era già assente al voto in Senato. Segue l'articolo di Mattias Mainiero Renato Schifani, presidente del Senato, dà il benvenuto di rito a nome dell'Assemblea di Palazzo Madama: «Siamo onorati della sua presenza». Lui, abito scuro, cravatta azzurrina, ovviamente i soliti capelli bianchi, se ne sta sull'attenti come un soldatino dinanzi ad un plotone di generali. Sembra un po' impacciato, legnoso. E' emozionato. Comprensibile: non capita tutti i giorni di essere baciati in fronte dalla fortuna di una simile nomina. I senatori applaudono. Tecnicamente parlando, si chiama proclamazione. Un atto solenne nella più solenne delle Camere. Poi nuovi applausi, un po' timidi quelli dei ministri presenti. Poi più nulla. Ieri mattina il Senato era onorato. Il professor Mario Monti, neo senatore a vita, presumiamo onoratissimo, ha però preferito non dimostrare in toto la sua contentezza e la sua dedizione ai lavori di Palazzo Madama. Dopo le strette di mano e gli abbracci, il gran saluto ad Emma Bonino e quello a Lamberto Dini, il prof. ha girato le spalle e se n'è andato al Quirinale. E ora indovinate a fare cosa. A parlare con Giorgio Napolitano del nascente governo? A mettere a punto la lista dei ministri? A discutere di Bce e Fondo monetario, speculazione internazionale e spread? Errore. Come ha spiegato il presidente del Senato, Supermario bis (il titolare del soprannome, numero uno ancora senza rivali, rimane Mario Draghi) è salito al Colle per seguire le «procedure burocratiche del suo insediamento».  Se fossimo all'università o al liceo, diremmo che il prof. ha fatto sega. Termine romanesco. Traduzione: ha marinato, ha fatto filone. Assente. Professor Monti, ma doveva proprio partire con una falsa partenza? Doveva proprio comportarsi come un qualunque senatore o deputato assenteista, uno di quei signori della Casta che una volta eletto o nominato brilla soprattutto per la sua assenza?Necessaria spiegazione. Non essendo noi senatori a vita, non sappiamo se per svolgere le procedure burocratiche sarebbe bastato un delegato o segretario o portaborse del presidente in pectore del Consiglio. Non sappiamo neppure se all'incombenza avrebbe potuto provvedere un fattorino. Probabilmente, sarebbe stato irriguardoso nei confronti di Napolitano, che però in quelle ore era addirittura impegnato a fare altro (cerimonia per la Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro). In compenso, sappiamo che ieri era il primo giorno, il debutto a Palazzo Madama. Monti day. E Mario Monti non ha fatto il senatore. Naturalmente, sappiamo anche che a Palazzo Madama non si votava una leggina qualsiasi: ddl stabilità, con annesso maxiemendamento chiesto dall'Unione Europea, la materia di cui il tecnocrate chiamato a salvare l'Italia è specialista indiscusso, la stessa che occuperà i suoi futuri giorni e forse anche le notti. Obiezione accolta: il ddl con tutto il resto non era del professore, che forse non si voleva esporre. Ma non era neppure degli altri senatori, che si sono esposti. Punto e a capo. Egregio Professore, possiamo parlare di un esordio non proprio felice? In fin dei conti, erano incombenze, mica spaghetti che si scuociono. Senza scomodare inopportuni delegati, la burocrazia avrebbe potuto attendere per una mezz'oretta, un'ora, due. Gli appuntamenti si possono anche rinviare, o anticipare, se è il caso. E ad occhio e croce il Senato vale più di una carta, sia pure con tanto di timbro del Quirinale. Curiosità (mica tanto curiosità): senatore, non era stato lei a dire che bisogna tagliare i costi della politica, che è fondamentale dare il buon esempio, che bisogna porre un freno alla Casta? E allora, cominciare sul serio con un buon esempio non sarebbe stato male. Il Quirinale avrebbe compreso. Magari, sarebbe anche stato bene non cominciare, ancora prima di ricevere il mandato ufficiale, a dire che il lavoro da fare è enorme. Che fa, mette le mani avanti? Si fascia la testa prima di essersela rotta?Tempo al tempo, professore. Prima il Senato, poi la burocrazia. Prima il mandato, poi la testa rotta. Se dovesse rompersela, naturalmente. Cosa che noi vivamente non auspichiamo. Anche se il Monti Day non ci è piaciuto, il Paese ci sta a cuore. E anche per questo, ieri mattina, un voto al Senato sarebbe stato gradito. di Mattias Mainiero

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