Sarkò prima rideva, ora piange: La Francia è sotto attacco

Andrea Tempestini

Tempesta sui mercati italiani, ma comincia a delinearsi la sagoma della prossima vittima designata della finanza internazionale: la Francia. Mentre schizza lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi, a Parigi si comincia a respirare l'aria acre della speculazione. Nicolas Sarkozy ha fatto di tutto, compreso offrirsi come improbabile mediatore nell'arcobaleno politico italiano, pur di ottenere l'etichetta di muro portante - insieme alla locomotiva tedesca - di un'Unione europea che traballa come mai le era successo. Ma le parole e le boutade di Sarkò non bastano. Quel che conta sono le cifre, e le cifre dicono che il debito pubblico transalpino è quasi pari al nostro e che la crescita del Paese è stagnante. Giù la Borsa - I dati macroeconomici ci mettono poco a far sentire le loro ripercussioni sulla Borsa di Parigi e sui titoli di Stato francesi. Così l'indice Cac-40 accelerava al ribasso sia per i timori di un limitato sostegno politico in Italia al governo guidato da Mario Monti, sia per il fatto che le banche francesi sono le più esposte verso la Grecia, prima candidata al crac, eventualità sempre più concreta nei giorni più caldi per la moneta unica. Perdevano così terreno i titoli bancari, con Bnp Paribas che lasciava sei punti percentuali e SocGèn che, pur avendoci ormai abituati alle montagne russe, perdeva un altro 4,2 per cento. Infine il terzo colosso, Credit Agricol, che scivolava di 3,7 punti percentuali. Sù lo spread - L'altro segnale d'allarme, che noi in Italia nostro malgrado ben conosciamo e temiamo, è quello dello spread, il differenziale di rendimento. La pietra di paragone resta sempre l'inossidabile Bund tedesco: i titoli francesi, rispetto alle cedole di Berlino, hanno raggiunto il record storico di uno spread a 182 punti base, cifre lontane rispetto a quelle toccate dai nostri Btp ma che indicano come la galoppata (in negativo) delle Obligations Assimilables du Trésor (gli Oat) pare essere inesorabilmente iniziata. Malissimo anche il differenziale dei titoli del Belgio, schizzato a quota 302 punti base. L'attacco all'Eurozona allarga i suoi orizzonti, e il futuro della moneta unica non è mai stato così precario.