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Lega sfrattata dal parlamento padano per cena aziendale

Villa Bonin a Vicenza è la casa dei verdi ma il 4 dicembre è occupata per battesimi e cene. Il proprietario: Non hanno prenotato

Giulio Bucchi
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E se la secessiùn, l'indipendenza padana fosse davvero rimandata causa cena aziendale? Un 'immagine alla François Rabelais: frotte di maroniani, cerchiomagicisti, calderoliani e il Trota sovrastati, affogati, cancellati da quintali di risotto con asparagi, baccalà e toresan de Breganze fumanti da centosettanta coperti di colore politico ignoto. E se davvero l'Umberto Bossi, il 4 dicembre prossimo, si trovasse sfrattato all'apertura del “suo” Parlamento del Nord perchè «si è dimenticato di prenotare, e da qui a Natale noi siamo pieni. Una telefonata questi signori potevano anche farla...» (sbuffa il signor Mario appena sceso dal trattorino nell'uliveto, e incavolatissimo) ? Sembra una gag, ma succederà presto. Mentre il quotidiano La Padania, all'insediarsi del governo Monti, spara fotografie di Villa Bonin Maistrello a Vicenza, sede del riaperto Parlamento del Nord (titolo tonante: “Questo è il nostro Parlamento!”) ogni giorno, in prima pagina, da tutte le angolazioni possibili; be' accade l'imprevedibile. Mario Maistrello, suddetto proprietario della villa suddetta e dell'annesso Ristorante “Le tre Grazie”, scopre che la Lega fa la secessione a casa sua. Senza avvertirlo. Sicchè, per bloccare l'eventuale esodo biblico di orde di leghisti verso l'avita dimora, ricorre agli avvocati. Diffida formale, via raccomandata con ricevuta di ritorno. «Col mio legale abbiamo diffidato direttamente il signor Bossi, che io conosco bene,  non solo dal venire, ma dall'usare in modo inopportuno il nome di Villa Bonin. Vorrei vedere lui, se mi presentassi io con gli amici per una festa a via Bellerio, all'improvviso...», afferma Maistrello, sgranocchiando un piattone di ossi de mascio, specialità della casa. La situazione è politicamente imbarazzante. I lavori del rinnovato Parlamento padano e la ritornante Lega di lotta e non più di governo, rischiano d'essere strangolati tra un battesimo -il 2 dicembre- e la «cena aziendale di un'importante ditta vicentina» (3/4 dicembre). Precedentemente calendarizzate. «Mi dispiace, ma le nostre porte ora sono chiuse, altro che Parlamento: ci sono rimasto malissimo» continua il signor Mario «è dal 2008 che la Lega non si fa sentire. Gli avevo affittato le sale grazie all'intervento di Manuela Dal lago (deputata padana vicentina, ndr) che, gentilissima, mi aveva presentato Bossi. Da allora io, come un cretino, mandavo gli auguri di Natale, li invitavo spesso. Il solo Calderoli, all'inizio ha ricambiato. Poi, silenzio, mai più sentiti». Eppure, nei suoi saloni palladiani echeggiava  la sacralità dei conclavi leghisti: come può rimanere indifferente a tutta questa liturgia, il signor Mario? «Ma io gli affittavo solo una sala. Che poi, capirai che affitto: 10 riunioni per un anno, scaduto dal 2008. Venivamo il venerdì coi loro bandieroni, facevano le loro robe il sabato e sgombravano la domenica, chè i locali mi servivano. Facevamo tutto da soli però, bravissimi...». Il signor Mario è seccato. Parecchio. Velatemente berlusconiano, fu felice come una Pasqua quando Silvio festeggiò da lui il 73° compleanno; e si sentì oltremodo fiero nell'ospitare Tremonti o Formigoni. Ma, da ristoratore antico, tiene naturalmente il desco aperto a tutti anche «se venisse Di Pietro l'accoglierei, basta che prenoti...». Sicchè è ovvio che da giorni egli viva  un incubo mai immaginato. Battaglioni di telecamere di tv locali e nazionali ne assediano il parcheggio. I clienti evaporano. «Sapendo che venivano tutti questi leghisti, molti di loro, magari pure di sinistra hanno disdettato le prenotazioni» lamentano i suoi collaboratori. Ora, d'accordo che il Parlamento Padano è -come già scritto - un non-luogo alla Marc Augè per eccellenza. E che, nato dalla fantasia bossiana fu contestuale al quotidiano padano, alla banca padana, ai giochi padani della gioventù padana; e che si riunì solo quattro volte. E che, per uno strano sortilegio, nessuno, del Parlamento stesso, ricorda le opere, i conclavi, le delibere (a parte quella per difendere l'hub lombardo di Malpensa. Che poi s'è visto...). D'accordo che il momento istituzionale ha -come dire- altre priorità. Però l'impasse, per la Lega, è micidiale: la congiutura kafkiana rimanda la secessione a data da destinarsi. Tutto ciò ha costretto i Bossi boys a correre ai ripari. Per prima cosa da ieri, sulla Padania, è scomparso qualsiasi riferimento a Villa Bonin. Secondo: sta cominciando a girare, nelle redazioni dei giornali locali, uno striminzito comunicato stampa, in cui il partito avrebbe deciso, all'ultimo -guarda un po'- di cambiare sede. Una mossa di strategia politica. “Al trasloco sarebbero sottese ragioni politiche inerenti agli equilibri territoriali”, ventilano le gazzette ufficiali. Suggerendo la possibilità che il Parlamento Padano si riunisca prima alla Fiera di Vicenza e dopo -parrebbe- alla Villa Da Porto Zordan detta “La favorita”a Monticello di Fara nella località Farego, sempre Vicenza. occhio al battesimo Ora, c'è un problema. Qualcuno fa notare che, Villa Da Porto- come d'altronde Villa Bonin Maistrello- è tuttora adibita alla “conservazione di prodotti d'eccellenza enogastronomica”, e che ospita convegni, mostre, ricorrenze, battesimi e, appunto, cene aziendali. Saremmo daccapo. Stritolati magari da derrate di risi e bisi invece che dal baccalà. Giusto per non sapere nè leggere nè scrivere, insomma, stavolta forse sarebbe meglio prenotare.

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