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Tutti i numeri della stangata: spieranno i conti correnti

L'anatomia della mazzata: come ci cambierà la vita tra Ici, Iva, Irap, lavoro e minor uso del contante

Lucia Esposito
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Mario Monti guida il Paese. Obiettivo, traghettarlo fuori dalla crisi finanziaria che attanaglia l'Italia, l'Europa e l'intero mondo occidentale. Nel primo Consiglio dei Ministri guidato dal professore di Varese, però, è stato partorito il decreto per Roma Capitale: nulla a che fare, insomma, con la crisi economica. Ma l'esecutivo tecnico, almeno stando agli intenti, dovrà agire e dovrà farlo al più presto. Sul tavolo ci sono diverse proposte e diversi punti su cui intervenire: pensioni, tasse, Ici e Iva, Ipref e Irap, liberalizzazioni, privatizzazioni e anche incentivare l'uso della banconota elettronica, carte di credito e bancomat: Monti promette di introdurre il Grande Fratello fiscale. Passiamo in rassegna punto e per punto il ventaglio di interventi per capire come la nostra vita potrebbe cambiare. Ici e revisioni catastali - La riforma del fisco di Monti si ispira a questo principio: aumentare le tasse sui beni, ridurre quelle sulle persone. E parte proprio da qui, dal fisco, l'intervento del nuovo premier. Sarà reintrodotta l'Ici, la tassa sugli immobili che sarà aumentata sulla base di una revisione degli estimi catastali. L'imposta si chiamerà Imu e già dal gennaio 2012 sarà aritcolata in funzione del reddito, del nucelo familiare e del patrimonio. Secondo le prime stime, se la nuova Ici fosse reintrodotta alle stesso condizioni rispetto a quando fu abolita, per le casse dello Stato il gettito sarebbe pari a 3,5 miliardi (non è però escluso che Monti voglia rendere l'Imu più salata, portando così il gettito complessivo a 6 miliardi di euro). In parallelo alla reintroduzione dell'Ici prende quota l'ipotesi di una nuova rivalutazione delle rendite catastali. La revisione delle rendite fino al 20% potrebbe quasi raddoppiare l'incasso dello Stato, che potrebbe arrivare anche a 60 miliardi se si adeguassero ai valori di mercato Iva - E' pronto l'aumento di un punto delle aliquote Iva del 10% e del 21% (da cui dovrebbe derivare un gettito tra i 6 e i 10 miliardi) e delle accise (4 miliardi). L'aumento dell'Iva, secondo gli intenti del governo Monti, servirebbe a compensare i tagli all'assistenza o alle detrazioni fiscali pari a 4 miliardi di euro già iscritti nel bilancio del 2012. Il decreto legge - che contiene anche la reintroduzione dell'Ici - sarà approvato nella prima decade di dicembre, dopo la riunione Ecofin del 29 novembre. Le norme sarebbero operative dai primi mesi del 2012. Irpef, Irap e contanti - L'obiettivo della riforma fiscale è anche quello di alleggerire il carico fiscale sul lavoro. Operazione che riguarda sia i lavoratori che le imrpese: per quanto riguarda l'Irpef è possibile una riduzione della aliquota, per quanto riguarda l'Irap potrebbe essere eslcusa dalla base imponibile la compenente costo del lavoro. La filosofia di Monti è quella di ridurre le tasse sulle persone e sul lavoro, Irpef e Irap appunto, finanziando la riduzione con "un aumento del prelievo sui consumi e sulla propiretà", parole del professoer. Si interverrà anche sull'uso del contante nelle transazioni: l'attuale soglia di 2.500 scenderebbe fino ai 300 euro: l'obiettivo è quello di favorire la tracciabilità fiscale e di combattere l'evasione riducendo ai minimi termini l'utilizzo delle banconote. Con la prossima dichiarazione dei redditi scatterebbe invece l'obbligo di inserire accanto ai dati sui redditianche altri elementi di natura patrimoniale come immobili o titoli. Pensioni\1 - Cambierà anche la previdenza, ma dopo il difficile confronto con le parti sociali: Monti, però, è determinato a rendere effettivo il pacchetti di provvedimenti a partire dal primo gennaio del 2012. L'idea del presidente del Consiglio è quella di introdurre il criterio contributivo per tutti (le attuali pensioni retributive sono caratterizzate da uno scarso collegamento tra contributi versati e prestazioni ricevute).  L'operazione-lampo che Monti avrebbe in canna farebbe scattare immediatamente correttivi come l'agganciamento automatico dell'età pensionabile alle aspettativa di vita e i nuovi coefficenti di rivalutazione. Il ministro Elsa Fornero punta all'introduzione di un'età flessibile di pensionamento a scelta del lavortore, e contestualmente pensa a una serie di incentivi e disincentivi per adottare il sistema contributivo pro-rata della pensione, che detto in termini pratici premia chi lascia il lavoro più tardi. La riforma delle pensioni prevederebbe anche una revisione dei contributi previdenziali di lavoratori autonomi e part-time, con annessa riforma degli ammortizzatori sociali. "Solo un modo per fare cassa - ha ribadito l'ex ministro degli Interni leghista Roberto Maroni -, se sarà così da parte nostra sarà opposizione dura". Pensioni\2: il calcolo pro-rata - L'introduzione del criterio contributivo per tutti sarà effettuata in pro-rata: riguarderà la totalità dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni contributivi accumulati al dicembre del 1995, ma varrà solo per i futuri versamenti, ovvero per la contribuzione versata dal primo gennaio 2010. In termini pratici significa che gli effetti negativi determinati dall'abbandono del sistema retributivo (più vantaggioso) saranno mitigati in base alla prossimità della data del pensionamento (più è vicino il giorno della pensione, minore sarà la penalizzazione). Un esempio: un impegato con 35 anni di lavoro alle spalle e una retribuzione di 30mila euro che decide di lasciare tra 5 anni - ovvero raggiunti i 40 anni di contributi - all'età di 49 anni, con il passaggio al contributivo perderebbe circa 52 euro ogni mese. La perdita si ridurrebbe a 32 euro circa di pensione se, al 31 dicembre 2011, la sua anzianità fosse di 37 anni e non di 35. Ci rimetterebbe solo 9 euro al mese nel caso in cui alla fine del 2011 potesse contare su 39 anni di contribuzione. Lavoro e contratti - Nel primo intervento in aula, il passaggio sul mondo del lavoro del discorso di Mario Monti, è stato tra i più particolareggiati. Il premier ha indicato il suo percorso che prevede un tavolo di trattativa con le parti sociali e si pone come obiettivo il superamento del dualismo delle regole che privilegia i lavoratori anziani rispetto a quelli più giovani. Monti ha specificato che ogni punto della riforma riguarderà solo le nuove assunzioni e non chi già lavora. La riforma, comunque, è ancora da delinaere, ma il quadro di riferimento potrebbe essere quello suggerito dal giuslavorista e senatore del Partito Democratico, Pietro Ichino, un piano che anche Libero rilanciò nelle scorse settimane. In estrema sintesi, ichino propone che i nuovi assunti godano di un contratto a tempo indeterminato ma che preveda la possibilità di licenziare per problemi economici e dietro il pagamento di un indennizzo. Il piano, inoltre, prevede un rafforzamento degli ammortizzatori sociali.

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