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In ginocchio da Marchionne Calabresi svende operai Fiat

L'appunto di Filippo Facci: sulla Stampa di Torino un articolo che non avrebbe scritto nemmeno l'ufficio stampa del Lingotto

Andrea Tempestini
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Qui non c'entra l'imbarazzante giornalismo prono-montista: ormai quello dei nostri quotidiani è un manifesto giornalistico-generazionale. Nessuno si offenda: ma a pagina 27 della Stampa di Torino c'è un articolo sullo stabilimento di Pomigliano che non l'avrebbe scritto neppure l'ufficio stampa della Fiat; a pagina 10 e 11, invece, grande spazio per l'inchiesta sulle tangenti Enav: nei titoli mancano solamente le parole «Casini», «Alemanno», «Tremonti», «Follini» e «Gasparri», ma per il resto la titolazione è fedele. Passiamo poi a un altro manifesto di indipendenza, il Sole 24-Ore. Titolo: «Fondi neri anche al Pdl». Molto centrato. Nel pezzo è nominato Casini, sì, ma soltanto per un suo virgolettato in cui annuncia querela, e non si capisce per che cosa. Riferimenti ad Alemanno e Gasparri e Tremonti: zero. Botte da orbi, in compenso, contro chi non conta più niente: Milanese e Follini. Notare che i nomi li hanno fatti tutti gli altri giornali, Corriere della Sera compreso. Ma è inutile farla lunga, e poi sono piccoli esempi, davvero, non c'entra il povero Monti, non c'entrano neppure i politici nominati o meno. È che certi direttori di giornale ricordano una vecchia battuta che circolava al Foglio: «Così giovani e già così disponibili». È l'autobiografia di una generazione di giornalisti, la mia. Cooptati, ma con entusiasmo. Smutandati e felici. di Filippo Facci

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