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Finmeccanica, Giulio dai pm: quella volta da Andreotti...

Tremonti sentito come testimone: è stato chiamato in causa da di Lernia che dice di averlo incontrato nell'ufficio del senatore

Andrea Tempestini
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Una tangente da 200mila euro per Pier Ferdinando Casini. Il “sistema Enav” scuote l'Udc e getta ombre sul suo leader. A tirarlo in ballo è l'imprenditore Tommaso Di Lernia, dominus della Print System, una delle società coinvolte nell'inchiesta della Procura di Roma sulle presunte irregolarità nell'assegnazione degli appalti a Selex. Il grande accusatore, che ha scoperchiato alcuni misteriosi affari della galassia Finmeccanica, davanti ai pm romani ricostruisce il giro di appalti e false fatture grazie alle quali le società creavano fondi neri per il finanziamento illecito dei partiti. E racconta di aver pagato, su indicazione dell'ad di Enav Guido Pugliesi, una tangente da oltre 200mila euro, consegnata il 2 febbraio del 2010 al segretario dell'Udc Giuseppe Naro. «Pugliesi mi disse che erano destinati a Casini», ha spiegato Di Lernia durante l'interrogatorio del 27 giugno scorso. «Vennero consegnati al tesoriere dell'Udc perché erano assenti sia Cesa che Casini, impegnati in un'operazione di voto, secondo quanto disse il tesoriere». E in effetti quella mattina, alle 9.43, entrambi i leader dell'Udc erano alla Camera a votare la legge sul legittimo impedimento. Casini prende pure la parola a favore della legge. La ricostruzione è chiara, Di Lernia è credibile per i magistrati. Quella mattina l'imprenditore arrivò con una valigetta nella sede dell'Udc. A dimostrarlo un prelievo di 206mila euro dal conto sammarinese di Di Lernia, il suo telefonino che aggancia la cella telefonica di via dei Due Macelli e l'ingresso dell'auto nella Ztl. E mentre Naro è iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti, al momento il nome di Casini non compare nel fascicolo. Un giallo, perché se da un lato le voci di un imminente avviso di garanzia nei confronti del leader dell'Udc sono state smentite dal pm Paolo Ielo, dall'altro non si fermano gli accertamenti del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e del Ros dei carabinieri, che cercano di fare luce sui fondi neri. Le accuse di Di Lernia, ovviamente, hanno suscitato l'ira di Casini, il quale, nell'annunciare querela nei confronti del titolare di Print System, ha parlato di «vicenda lunare. Si tratta di una persona che non ho mai visto né conosciuto», ha detto Casini, rinnovando la stima in Naro, assicurando di avere «piena fiducia nella magistratura» e di «non credere ai complotti». Eppure la tangente non sarebbe l'unico contributo ai centristi. «Il braccio destro di Pugliesi in Enav, Raffaello Rizzo, aveva il ruolo di favorire le imprese che erogavano finanziamenti all'Udc. Sostanzialmente, portavano finanziamenti alle feste del partito e facevano donazioni», spiega Di Lernia, ricordando «anche che in un'occasione, per appalti a Venezia, vennero assegnati lavori alla “Costruzioni e Servizi”, società vicina a Follini, all'epoca vicepresidente del Consiglio». Intanto sulla questione degli appalti Enav è stato sentito come testimone anche l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, chiamato in causa nella vicenda sia da di Lernia che dal consulente di Finmeccanica, Lorenzo Cola, il quale ha raccontato di aver incontrato Tremonti nel 2009 nello studio del senatore Giulio Andreotti per parlare «della questione americana e della questione libica, ossia dell'ingresso in Finmeccanica di fondi sovrani libici». Cola inoltre, parlando del Cda di Enav spiega che «nell'ultima tornata di nomine fui messo a conoscenza che il ministro Matteoli aveva ottenuto un accordo con Tremonti per il quale avrebbe potuto lui decidere le presidenze delle società». Nel corso dell'audizione a Milano, l'ex titolare del Tesoro ha detto di aver visto Cola solo una volta e che «mi aveva proposto un viaggio negli Usa ma ho declinato l'invito». Ieri, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, il commercialista Marco Iannilli, dominus della Arc Trade, ha infine ammesso di aver emesso fatture false per circa 800mila euro, mentre ha respinto ogni addebito il direttore commerciale della Selex, Manlio Fiore. di Rita Cavallaro

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