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Champions, Milan super ma ko: il Barça gioca un altro sport

A San Siro rossoneri sconfitti 3-2 dopo una partita spettacolo. Ibra e Boateng sugli scudi, ma Messi & Co sono marziani

Giulio Bucchi
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Seguo Milan-Barcellona e ho ancora nelle orecchie la sinfonia di Napoli e della sua squadra da trincea, così sfacciata e orgogliosa e capace di meritare la promozione nel girone più difficile, quello che contempla la capolista record della Premier e la regina della Bundesliga, ovvero i campionati inglese e tedesco che solitamente indichiamo quali esempi da seguire: perché noi - non dimentichiamolo -  siamo ancora un movimento in crisi, nonostante le tre squadre tra le prime sedici d'Europa - non voglio nemmeno pensare che col Villarreal possa succedere quello che non può succedere. Ripenso più volte alle pippe mentali che ci facciamo da anni sull'involuzione non solo economica del nostro calcio e alla potenza del calcio stesso che è l'unico sport in grado di tradire i valori sulla distanza della singola partita. Nel frattempo il Barcellona segna il primo gol, che è un autogol di Van Bommel, e subito dopo Abbiati evita il raddoppio respingendo una conclusione ravvicinata di Fabregas. Privo di Iniesta e Dani Alves, il Barcellona investe come sempre su un'apparente provocazione, quasi un'irrisione. Guardiola ha un senso della duttilità (dei suoi) che stupisce ma che è diventata regola ormai, logica: tre difensori, a San Siro, due fuori-ruolo e mezzo (da sinistra Puyol, Mascherano e Abidal); tre centrocampisti e quattro avanti: la squadra si muove con naturalezza e continua a farlo anche dopo che Ibra ha aggiunto un capitolo alla sua autobiografia, quello della piccola rivincita personale. La rete del pari, prezioso l'invito di Seedorf. Giocano entrambe per lo spettacolo della vittoria. Ma, così come al Nou Camp, lo fa molto di più il Barça che mette al centro di se stesso il palleggio: Messi attacca la linea dei quattro con la solita disinvoltura e spruzza d'illuminazione: l'orchestra catalana declina magistralmente il verbo possedere (66 per cento nel primo tempo) e affida le verticalizzazioni a suoi saltatori (di avversari, e ostacoli), tutti sublimi “tagliatori” e ovviamente efficacissimi risolutori. Il Pallone d'oro si concede una pausa soltanto alla mezz'ora, ma dagli undici metri: rigore due volte battute e due volte realizzato - un minuto dopo Villa s'avvicina al 3 a 1. Dalle mie parti si chiama rumba. Il Milan si schiaccia troppo spesso e talvolta riparte bene, ma il ritmo alto deprime Van Bommel. Ci prova Boateng, risponde Messi - il primato dei campioni non è mai in discussione. Dentro Pato per Binho, dopo l'intervallo, s'esalta Boateng: Moonwalker s'inventa il gol del mese, Messi l'assist dell'anno. Per Xavi. Milan-Barcellona è finita: mai visto il Milan subire così tanto. Mi scappa una domanda: può bastare la partita perfetta, se si ha di fronte la squadra perfetta? Non leggerò il libro di Ibra. Ho già visto il film. di Ivan Zazzaroni

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