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Il segretario Udc Casini a Panorama: "Spero in un modello come quello tedesco per unire Pdl e Pd". E Monti al Quirinale...

Giulio Bucchi
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Chi pensa che Mario Monti sia una parentesi, si illude. Potrebbe essere il futuro candidato al Quirinale. O a Palazzo Chigi. Si augura che la maggioranza parlamentare che ora sostiene dall'esterno il governo dell'ex commissario europeo un giorno possa diventare maggioranza politica a tutti gli effetti. Con un nuovo rassemblement di moderati. E conferma l'apertura a una parte della Lega, quella rappresentata da Roberto Maroni e Flavio Tosi. A sostenerlo, in un'intervista a Panorama, è Pier Ferdinando Casini, gran tessitore (e vincitore) della fase politica che si è aperta. Il futuro è tutto da scrivere. Ma il leader dell'Udc si dice certo di un fatto: il professore, ora premier, non tornerà a fare il professore. «Mario Monti», afferma il leader centrista, «si sta dimostrando più politico di tanti politici, è furbo e raffinato, non ha nulla da  invidiare a Giulio Andreotti». E alla domanda su chi  possa occupare in futuro lo scranno di presidente della Repubblica, Casini non si sottrae: «Mi auguro che Mario Monti tiri fuori l'Italia dalla crisi e poi sicuramente non rimarrà disoccupato». Spiega come mai si è arrivati alla scelta di non fare entrare i politici nell'esecutivo. «Abbiamo chiesto la supplenza dei tecnici anche perché, a un anno dalle elezioni, sarebbe stato molto difficile vedere Alfano e Bersani nello stesso governo». Anche se Casini non nasconde che l'ipotesi sarebbe interessante. «Ma a me piacerebbe che stessero insieme per precisa volontà». Non è detto, però, che in futuro non possa accadere. Il leader dell'Udc si augura che dalle prossime elezioni «nasca  una grande coalizione sul modello della Germania, e che le ali estreme, e cioè coloro che sono palesemente incapaci di partorire una  politica non figlia della demagogia e del populismo, vengano emarginate». L'altro giorno, alla presentazione del libro di Rutelli, si era spinto oltre, portando ad esempio il bipolarismo “temperato” che si era creato tra Dc e Pci. Prova che il progetto di Casini, ormai, non è più il terzo polo, bensì la riaggregazione dei due vecchi poli. Moderati con moderati, riformisti con riformisti. E le estreme all'opposizione. Un piano che nel Pd si guarda con qualche timore, paventando il rischio che Casini, alla fine, si riunisca con i moderati del Pdl. Presto per dirlo. Certo è che l'obiettivo del leader dell'Udc è palesemente questo: riaggregare coloro che la pensano allo stesso modo e ora stanno in partiti diversi. Non stupisce, allora, l'apertura a Matteo Renzi: «Magari venisse da noi, se lo facesse lo accoglierei a   braccia aperte». Così come l'attenzione nei confronti di una parte della Lega: «Noi dialoghiamo con Roberto Maroni e con  Flavio Tosi, cioè con l'anima meno populista e radicale della Lega.   Umberto Bossi? Vedremo che cosa farà, ma non credo che l'opposizione trinariciuta al governo di Mario Monti gli faccia bene per la campagna  elettorale». Intanto ieri il leader dell'Udc si è incontrato a pranzo con il  ministro della Cooperazione e integrazione, Andrea Riccardi, e con Beppe Fioroni, punto di riferimento dei popolari del Pd. Quest'ultimo tra i più interessati a un'eventuale scomposizione degli attuali schieramenti. di Elisa Calessi

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