Napolitano striglia i magistrati "Serve più rigore nei costumi"

Giulio Bucchi

Ora che Silvio Berlusconi non è più al centro della vita politica italiana, è proprio un altro clima. Anche e soprattutto per la giustizia, dove tutti si trovano magicamente d'accordo: i magistrati devono cambiare. L'indirizzo lo dà, dall'alto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenuto insieme  al neo ministro della Giustizia Paola Severino al Csm per la cerimonia di insediamento del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura. Il presidente ha parlato della necessità di un "confronto costruttivo" tra tutti gli operatori della giustizia "per recuperare l'efficienza del sistema". E ancora del bisogno di un "valido codice deontologico" per "affermare il necessario rigore nel costume e nei comportamenti del magistrato". Un'indicazione o forse un allarme, dopo mesi di fughe di notizie e spifferi dai palazzi di giustizia il più delle volte mirati a colpire indagati piuttosto ingombranti, Cavaliere in testa. Napolitano non a caso ha fatto riferimento all'importanza della formazione dei futuri magistrati, attraverso una scuola il cui compito sarà "non solo arricchire le conoscenze ma anche stimolare la consapevolezza dello strettissimo nesso che intercorre tra la tutela dell'indipendenza della magistratura e la qualità del servizio offerto ai cittadini". Il codice deontologico servirà ad "affermare il necessario rigore nel costume e nei comportamenti del magistrato". Una boccata d'ossigento, dopo tempi in cui era il magistrato ad interessarsi di costume e comportamenti privati degli indagati anche in assenza di ipotesi di reato.