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Oppressione fiscale sul mattone Prelievi dal 40% al 79%

Gli immobili sono un investimento sempre meno appetibile. E Monti li vuole tassare ancora di più

Andrea Tempestini
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Per il Fisco il mattone è materia pregiata: è visibile, non si può nascondere e sforna un gettito sicuro e cospicuo. Oggi, sul mattone, non grava soltanto lo spettro della reintroduzione dell'Ici sulla prima casa, ma anche quello di una possibile patrimoniale, che andrebba a colpire i beni immobiliari. Il punto è che le tasse sul mattone, già oggi, sono a livelli da record. Il governo tecnico di Mario Monti, insomma, prima di succhiare altri fondi derivanti dagli immobili potrebbe valutare altre soluzioni (anche in considerazione del fatto che la nuova Ici-Imu verrebbe accompagnata dalla rivalutazione delle rendite catastali, base di calcolo per quasi tutte le imposte che devono pagare i proprietari del mattone). I conti - L'immobile un investimento? Non proprio. Il Sole 24 Ore ha fatto un paio di calcoli. Per esempio chi affitta a 35 mila euro anni un capannone di circa mille metri quadri in una zona industriale di una media città (valore catastale di poco superiore agli 1,7 milioni) viene senza mezzi termini vampirizzato. Prima il Comune di residenza: chiede un canone di 12mila euro anni d'Ici. Poi il Fisco nazionale: se il proprietario è un contribuente Irpef il conto supera il 15mila euro; se si tratta di un'impresa la richiesta si sdoppia, ossia 9.625 euro di Ires e 1.365 euro di Irap. Del canone rimane quasi nulla: le imposte assorbono dal 67,3% al 78,9 per cento. I calcoli diventano ancora più complessi quando l'immobile è un'abitazione. In questo campo una novità significativa è rappresentata dalla cedolare secca, che abbassa il conto: con le altre imposte, la redditività netta arriva al 73%). Col la tassazione ordinaria il reddito derivante dall'affitto dell'immobile scende al 56,33% se l'aliquota Irpef marginale è quella massima.

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