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Il colpo del ko per Geronzi condannato a cinque anni

Caso Ciappazzi-Parmalat. Conannato anche l'ex ad di Banca di Roma, Matteo Arpe: 3 anni e 7 mesi di reclusione

Andrea Tempestini
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La morsa giudiziaria attanaglia Cesare Geronzi. L'ex presidente di Mediobanca e di Banca di Roma - già condannato lo scorso luglio a 4 anni per il caso Cirio - è stato condannato a 5 anni di carcere per il caso Ciappazzi-Parmalat. Nell'ambito del medesimo processo l'ex ad di Banca di Roma, Matteo Arpe, è stato condannato a 3 anni e 7 mesi di reclusione. Le accuse - Il procedimento, complessivamente, vede imputate otto persone, tra le quali Geronzi e Arpe, inquisiti per i rispettivi ruoli nell'allora Banca di Roma. Per Geronzi le accuse sono quelle di bancarotta fraudolenta e usura aggravata: stando all'accusa avrebbe fatto pressioni perché nel gennaio del 2002 Calisto Tanzi, che guidava il gruppo Parmalat, acquistasse l'azienda di acque minerali Ciappazzi del gruppo Ciarrapico, che era fortemente indebitato con la banca romana. Per Arpe l'accusa è di bancarotta fraudolenta in merito a un prestito ponte da 50 milioni di euro concesso dall'istituto di cui era amministratore delegato al gruppo agroalimentare. Unicredit - In solido con gli imputati condannati nel processo, il gruppo Unicredit è stato condannato a risarcire le parti civili che si erano costituite nel procedimento. A quanto ammonterà il risarcimento sarà stabilito in sede civile. Le toghe di Parma hanno condannato il gruppo bancario - poiché 'erede' della Banca di Roma - insieme agli imputati condannati anche al pagamento di una provvisionale pari al 4% dell'importo nominale delle azioni oppure obbligazioni Parmalat possedute dalle parti civili (Unicredit si era aggregata con Capitalia, la ex Banca di Roma).

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