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L'opposizione salverà Bossi Divorzio dal Cav temporaneo

Paragone: Il Senatùr fa benissimo a non sostenere Monti. Il Cav: La Lega senza di me scompare. La risposta di Maroni

Lucia Esposito
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In questi giorni tiene banco il rapporto tra Lega Nord e Pdl. Silvio Berlusconi ha ricordato che, senza di lui e senza il Pdl, il Carroccio è destinato a scomparire. Pronta la risposta di Roberto Maroni, che ha però scatenato le reazioni dei colonnelli del Carroccio, che accusano Bobo di voler fare le scarpe a Umberto Bossi, che nel frattempo si espone meno del solito. Segue il commento di Gianluigi Paragone, secondo il quale l'opposizione salverà Bossi, e secondo il quale però il divorazio dal Cavaliere è soltanto temporaneo. Con un governo del genere, la Lega fa benissimo a starsene all'opposizione. Anche a costo di separarsi definitivamente (?) dal Pdl o di quel che ne sarà domani. Pur nascendo sotto la buona stella, l'esecutivo Monti finora ha un passo lento e l'ammucchiata di conflitti di interessi non faciliterà affatto il suo cammino, pertanto il rischio è o di impaludarsi oppure di far pagare ai più sfigati il prezzo del risanamento. Dunque, il ticket Bossi-Maroni l'ha pensata davvero giusta. Tanto giusta che a breve non saranno gli unici a sedersi tra i banchi dell'opposizione. Chi già scalpita è Di Pietro, il quale teme di restare strozzato nella tenaglia Pd-Pdl-Udc e di dover giustificare o approvare scelte non in linea con le parole d'ordine del partito. In attesa di vedere se azzeccheremo la previsione, restiamo sulla Lega che dubbi del genere non ne ha affatto. Il Carroccio per il momento sta alla finestra a guardare come Mario Monti riuscirà a salvare l'economia italiana dagli appetiti della finanza globale e dalle montagne russe nella zona euro. L'essersi sfilata un minuto prima del disastro le consente di ricominciare da quell'euroscetticismo che l'aveva caratterizzata con tinte forti e di mettersi così in contrasto con chi sosterrà le misure del duo Monti-Passera. La scommessa non gira solo sulla crisi della zona euro, ma anche sulla rabbia che le misure del nuovo governo provocheranno a breve in quel popolo di piccoli imprenditori con cui i lumbard devono recuperare feeling. Il fatto che Mario Monti abbia infarcito il suo governo di banchieri, gente della finanza e professoroni marca la distanza culturale con il mondo delle imprese, delle pmi, degli artigiani. Cioè di quel mondo già soffocato dalle banche, dalla burocrazia e da Equitalia. Ecco un altro tasto su cui il Carroccio dovrà battere: Equitalia. La lotta all'evasione fiscale è sacrosanta, ma i metodi dell'agenzia diretta da Befera non sono immuni da forti criticità. Già a Pontida Bossi (relegandolo al solo comparto agricolo dove è aperta la ferita delle quote latte) puntò l'indice su Equitalia, poi però poche altre volte i leghisti hanno proseguito su quella strada. L'ira di imprenditori e cittadini qualunque contro la società di recupero credito è alta perché non sempre il colpo sparato dall'ente è sparato a proposito. Il nuovo premier avrebbe dovuto partire ascoltando le imprese (i cui fondamentali restano solidi come dimostra la bilancia delle esportazioni) anziché spostare il baricentro solo su Bruxelles. Certo, il contesto europeo è importante ma solo se è funzionale all'economia italiana. Non viceversa. Per fortuna del Carroccio, gli ex alleati del centrodestra ingoieranno le misure del governo e ne saranno in qualche modo complici. Solo Bossi e Maroni si troveranno così con le mani libere e con un potenziale di voti da racimolare.  Obiezione numero uno: ma la Lega non era al governo fino a due settimane fa? Certo, ed è giusto che la Lega faccia il giusto bilancio di questa esperienza. A fronte di un notevole saldo positivo sulla sicurezza, il Carroccio avrebbe dovuto spingere di più sull'acceleratore del federalismo. Ormai è noto a tutti che il sistema così non regge e quand'anche non lo dicesse Bossi ci sono studi “neutrali” (quelli della fondazione diretta da Luca Ricolfi sono i più noti al pubblico generalista, ma ve ne sono anche altri) che mettono a nudo le criticità di un centralismo sclerotizzato. Dalla Lega in grisaglia ci si aspettava molto più coraggio. Ora che è all'opposizione è lecito attendersi l'ammissione di questa sua defaillance per poi ripartire. Obiezione numero due: quanto durerà la separazione tra Bossi e Berlusconi? La risposta più cinica (e il cinismo in politica ha il suo perché) è la seguente: durerà almeno fino a quando la Lega non si sarà ripresa un buon numero di elettori di area centrodestra che al momento hanno sospeso il loro voto. Stare meno nei palazzi romani e più sul territorio è quanto di meglio riesce ai capi padani. Rituffarsi nelle difficoltà di ogni giorno consentirà al Carroccio di tararsi nuovamente sul nord, sulle esigenze delle sue aziende, sulle difficoltà dei lavoratori, sull'egoismo delle banche e altro ancora. Una volta che Bossi e Maroni avranno completato questo giro allora potranno anche risedersi al tavolo con Berlusconi o con chi egli ha scelto come nuovo leader, e a quel punto ricontrattare un nuovo accordo. La macchinosità con cui Monti ha completato la squadra di governo e soprattutto la qualità della stessa si stanno rivelando un segnale di debolezza. Altro che governo dei miracoli… di Gianluigi Paragone  

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