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Il giorno nero di Monti: prende schiaffi da tutti

Altro che Super Mario: Sarkò e Angela non lo invitano al vertice salva Ue, Draghi gli dice che non ha cambiato nulla, il Pd boicotta le pensioni

Andrea Tempestini
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Una giornata nera, nerissima per Mario Monti. Il super governo tecnico che aveva raccolto una super fiducia - sia in Parlamento in Italia, sia nelle dichiarazioni di facciata incassate nel corso dei suoi primi tour europei - deve incassare una triplice sconfitta. Mario barcolla sotto i colpi sferrati da tre poli che, tecnicamente, dovrebbero essere al suo fianco: la sinistra di Pier Luigi Bersani, la Bce dell'italianissimo e omonimo Mario (Monti) e, soprattutto, sotto i colpi dell'asse franco-tedesco. Escluso dal vertice - Partiamo dall'ultimo punto. Nicolas Sarkozy, parlando da Tolone, ha gettato benzina sul fuoco della paura del Vecchio Continente, spiegando che l'Unione europea potrebbe essere spazzata via a breve se non si agirà tempestivamente con riforme dell'Eurotower e dei trattati. Ma Sarkò, soprattutto, ha annunciato all'Europa che lunedì incontrerà in un bilaterale la cancelliera tedesca Angela Merkel. Insieme, ha spiegato, faranno "proposte franco-tedesche per il futuro dell'Europa". E l'Italia? Esclusa. Dopo i sorrisi e le strette di mano della scorsa settimana a Strasburgo, Mario Monti viene subito relegato in secondo piano: fuori dalla cabina di regia che deciderà le sorti e le vie per una difficile eurosalvezza. La bocciatura di Draghi - In precedenza il professore di Varese ha dovuto incassare anche un duro colpo da Mario Draghi. L'ex governatore della Bce, parlando nell'aula deserta dell'Europarlamento, ha sottolineato come il cambio alla guida dei Paesi più deboli della zona euro non abbia ancora sortito alcun effetto benefico. Ovvi i riferimenti. Draghi parlava della Spagna di Mariano Rajoy, appena subentrato a Zapatero. Parlava anche della polveriera greca dove continua il turbinio di nomine e governi. Ma parlava evidentemente anche di quell'Italia presa in mano dal governo tecnico di Monti e il cui Parlamento, ancora, non conosce intenzioni e programmi del premier. Una sonora bocciatura, quella di Draghi, anche per tutte le cassandre che tuonavano: "Mandate via Silvio Berlusconi e salverete l'euro". Non è andata così, affatto. La sinistra si smarca - Infine, nel corso della giornata, Monti ha visto crescere d'intensità i colpi sferrati anche da quel Partito Democratico guidato da Pier Luigi Bersani e che fino a una manciata d'ore prima promettava incondizionata fede a tutto ciò che il governo tecnico avesse voluto propinarci. Peccato che parlando di pensioni la sinistra abbia cominciato a cambiare idea, a sgretolarsi. La stretta sulla previdenza non viene digerita dalla Cgil della pasionaria Susanna Camusso, che tira per la giacchetta il segretario democratico. E così anche Bersani cambia rotta e sgancia il suo colpo basso: caro Monti, ha spiegato il leader del Pd, ti appoggeremo ma non su tutto. Cambia già il vento, e in poche ore Super Mario Monti ha capito quanto la sua impresa (tecnica) possa essere poco super e quanto la strada che dovrà percorrere possa essere impervia. Altro che miracoli...

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