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Minzolini sarà rimosso martedì Lui si difende: una porcata

Martedì seduta straordinaria del Cda dopo il rinvio a giudizio di Augusto. La Rai sceglie il successore: l'interim a Maccari

Lucia Esposito
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Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini sarà rimosso martedì prossimo. E' stata infatti fissata una seduta straordinaria del Cda della Rai con all'ordine del giorno la vicenda Minzolini. Il direttore del Tg1 è stato rinviato a giudizio martedì 6 dicembre nel processo che lo vede imputato per peculato a causa di presunte spese non autorizzate con la carta di credito aziendale della Rai. L'apertura del processo è fissata per il prossimo 8 marzo. Nei prossimi quaranta giorni la Rai dovrebbe comunicare a Minzolini la sua collocazione futura che quasi certamente sarà la sede di New York dopo la nomina di di Antonio Di Bella alla direzione di RaiTre. Il successore - La  riunione servirà a definire la posizione dell'azienda sulla delicata questione relativa al direttore del Tg1. Nei giorni scorsi il presidente della Rai, Paolo Garimberti, pur auspicando il non rinvio a giudizio di Minzolini "per una questione di immagine aziendale" si era detto pronto ad una convocazione straordinaria qualora ci fosse stato invece, come è avvenuto, il rinvio a giudizio. Il candidato che dovrebbe prendere il posto di Minzolini è Alberto Maccari: è questo il nome che il direttore generale della Rai Rai, Lorenza Lei, proporrà per la nomina al  Cda per una direzione a interim fino al gennaio 2012-  L'ufficializzazione della   candidatura è dovuta all'arrivo del curriculum di Maccari sul tavolo   dei consiglieri, che per regolamento dei lavori consiliari deve   giungere con congruo anticipo per dare modo al consiglio di valutare   la candidatura.   La difesa - "Sostituirmi è stata una porcata. Il colpevole ce l'avevano già, mancava l'accusa. Il vero problema è che dovevamo trasferirmi, ed è saltata fuori questa storia totalmente strumentale". Così Augusto Minzolini, direttore del Tg1, torna sulla vicenda della carta di credito aziendale che gli è costata un'accusa di peculato, vicenda su cui il Cda Rai si pronuncerà lunedì. Minzolini, intervistato da Tgcom24, ricostruisce quanto accaduto: "Mi è stata data una carta di credito che lo stesso direttore generale chiamò benefit compensativo. Dopo due anni, alla vigilia di quella che doveva essere la crisi del governo Berlusconi, il 14 dicembre dello scorso anno, mi dicono che quel benefit non era compatibile con l'ordinamento interno della Rai. Ne prendo atto e dico "potevate dirmelo prima". Loro dicono che si dovevano mettere i nomi dei commensali nelle ricevute dei pranzi di rappresentanza. Ma non credo ci sia un direttore che lo faccia, se non altro per problemi di privacy. Se lo avessi saputo li avrei messi". La regola "dei nomi", ricorda Minzolini, "è contenuta in una circolare del 2003 fatta da Cattaneo, ma fu permesso all'allora direttore Mimun di non mettere i nomi, di scrivere 'pranzi privatì. Mi trovo a dover pagare per aver fatto una cosa che neanche i miei predecessori hanno fatto". In ogni caso, ricorda il direttore del Tg1, "amministrativamente ho restituito alla Rai tutti i soldi che mi hanno chiesto, senza trattare. Nel frattempo però c'è stata una denuncia non di uno qualunque, ma di Di Pietro. Tutto il problema perchè non ho messo quei nomi". Un polverone, secondo Minzolini, nato dal fatto che "evidentemente dovevo essere trasferito". In ogni caso "nessuno mi ha comunicato nulla", dice. "L'elemento strumentale della storia è evidente. Il colpevole ce l'avevano già, mancava l'accusa".

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