Veneto, dramma della crisi: imprenditori, record suicidi

Andrea Tempestini

Due suicidi in ventiquattro ore. Tre in meno di un mese. Imprenditori veneti che, schiacciati dalla crisi economica, hanno deciso di togliersi la vita per sfuggire a una situazione che ormai reputavano insostenibile. L’ultima tragica morte è avvenuta a Vigonza, nel Padovano, dove Giovanni Schiavon, 59 anni, titolare di un’azienda edile, ha deciso di farla finita sparandosi alla tempia. Prima di premere il grilletto, aveva lasciato nel suo ufficio un biglietto per la moglie e i suoi due figli: «Perdonatemi, non ce la faccio più». Negli ultimi mesi le banche gli avevano chiesto di rientrare dei debiti che aveva contratto, operazione diventata pressoché impossibile a causa dei continui ritardi nei pagamenti da parte dei suoi clienti, tra cui anche qualche ente pubblico, e nei cui confronti vantava crediti per circa 200 mila euro. A causa della crisi, per sette dei suoi dipendenti era inoltre da poco scattata la cassa integrazione. Gli altri lavoratori dell’azienda - la “Eurostrade 90 snc” - quelli che sarebbero rimasti in organico dopo gli ulteriori tagli previsti, probabilmente avrebbero ricevuto una tredicesima ridotta all’osso. Sono state queste dure - ma inevitabili - misure nei confronti dei dipendenti, forse, a spingere l’imprenditore padovano a farla finita. Nelle stesse ore, una donna di 43 anni, imprenditrice nel settore della ristorazione, si gettava sotto un treno a Spresiano, nel Trevigiano. La donna, a causa di grossi problemi finanziari, aveva da poco ceduto due ristoranti di cui era proprietaria. Qualche giorno prima, a Borgoricco, in provincia di Padova, era stato il cinquantaduenne Giancarlo Perin a togliersi la vita impiccandosi alla gru della propria ditta edile perché non era più in grado di pagare i dipendenti e perché le banche non erano più disposte a sostenerlo. Quel suicidio aveva scatenato la reazione di “Veneto Stato”, il partito che mira all’indipendenza della regione, i cui militanti, tra cui molti imprenditori, si erano dati appuntamento di fronte alla sede padovana di Equitalia per protestare contro il sistema bancario e politico, colpevoli, a loro dire, di aver gettato sul lastrico migliaia di famiglie. Negli ultimi tre anni, in Veneto, sono stati una quarantina gli impresari che si sono tolti la vita, molti per l’impossibilità di pagare i propri lavoratori. Il caso dell’imprenditore impiccatosi a una delle benne della propria gru ne richiama tanti altri, come quello del cinquantottenne Walter Ongaro che nel maggio 2009, nel Trevigiano, si tolse la vita perché costretto a licenziare otto dipendenti. O come quello di Paolo Trivellin, 46 anni, di Noventa Vicentina, che nel gennaio 2010 si suicidò perché non riusciva più a pagare gli stipendi. «Questo» ha detto il governatore leghista Luca Zaia, intervenuto per commentare gli ultimi tragici fatti, «a dimostrazione che in Veneto il legame con l’azienda, il territorio ed i dipendenti è viscerale. Dobbiamo chiederci» ha poi aggiunto Zaia «se stiamo dando le risposte giuste, non solo in termini economici, ma anche umani». di Alessandro Gonzato