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Paragone vi racconta Bossi Comunista è lui, non il Cav

Pensioni, banche, ceti poveri: Senatùr accusa Silvio, ma il Carroccio è partito più di sinistra che c'è. Per un calcolo furbo di Umberto

Andrea Tempestini
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Va ammesso che Bossi ha un gran senso della battuta: dire infatti che Berlusconi è alleato coi comunisti non solo è divertente ma ha pure il retrogusto della beffa. Lui, il Cavaliere, che ha sempre etichettato il centrosinistra con l'appellativo di “comunisti”, lui che ha dato alle stampe il Libro Nero del Comunismo, proprio lui ora si ritrova – per bocca di Bossi – alleato dei compagni. Immagino quanto abbia dato fastidio all'ex premier. Del resto l'immagine del Pdl alleato col Pd a sostegno del governo Monti è reale e Bossi, per guadagnare voti, ha fatto capire che lo infilzerà proprio lì. È la politica, bellezza. MA COS'E' LA SINISTRA? Ora, al di là della battuta che apre i battenti di una campagna elettorale assai lunga, andrebbe fatta una riflessione su cosa sia la sinistra, su chi sta facendo in parlamento battaglie «di sinistra». E su quante dosi di… comunismo siano rimaste nel dibattito politico. Se infatti guardiamo in controluce le battaglie del Carroccio non è difficile scorgere tracce di «comunismo» (lo preciso una volta per sempre: stiamo utilizzando il termine in modo assai scolastico per rappresentare una certa difesa di interessi finora protetti dai partiti di sinistra). Per esempio, non è infatti di sinistra – molto di sinistra – osteggiare la riforma delle pensioni? Non è di sinistra andare contro un governo rappresentativo dei poteri forti? Non è di sinistra puntare l'indice contro le banche padrone? Ho citato non a caso tre esempi di battaglie di una Lega spostata a sinistra. Sia chiaro, la difesa bossiana dei ceti più deboli non è caratteristica di oggi: è da anni infatti che il Senatur rappresenta la sinistra del e nel centrodestra. Sono anni che il verbo padano  ha aperto una breccia nelle industrie, tra gli operai. La difesa del lavoro per gli italiani fu l'inizio di un nuovo modo di difendere gli operai e i lavoratori in generale. IL DRENAGGIO Il Senatur di questo s'è sempre fatto gran vanto, tra l'altro non a torto perché sottrarre voti a sinistra era una previsione su cui nessun politologo aveva scommesso. Invece ebbe ragione il gran capo di via Bellerio. Ora che lo sfondamento a sinistra s'è arrestato, Bossi fa una duplice scommessa che gira attorno allo stesso punto: la penalizzazione dei certi più deboli particolarmente colpiti dalla manovra del governo Monti e il sostegno del Partito democratico alla stessa. In altre parole, se il Pd esce dal cono rappresentativo popolare si infila l'Umberto da Gemonio. Per usare dunque la stessa espressione di Bossi, se c'è in giro qualcuno che sta facendo lotte «comuniste» è proprio la Lega, che in quanto forza territoriale prescinde dal pendolo destra-sinistra e nello stesso tempo si avvantaggia dell'assenza di una sinistra forte nel dibattito parlamentare. Il Carroccio avrà grande presa sui lavoratori non appena gli effetti del decreto entreranno nella carne viva di un Paese già gibollato dalla crisi. Il posizionamento del Pdl e del Pd rispetto al «governo dei banchieri e dei poteri forti» – sempre per usare le parole dei lumbard – è per il Carroccio un formidabile bagnoschiuma che laverà gli anni trascorsi nel governo e l'accondiscendenza verso leggi ad personam. Se infine s'aggiunge il ritorno ai toni aspri contro il centralismo romano, ecco che davvero per la Lega possono tornare i tempi delle vacche grasse, elettoralmente parlando. L'attacco all'euro e all'Europa da una parte e la difesa degli operai e dei vecchietti collocano il Carroccio sulla riva sinistra del fiume, accanto a quel che resta della sinistra sociale e alla Cgil, senza per questo essere prigioniera di vecchi schemi puramente ideologici per colpa dei quali le forze comuniste si ritrovarono escluse dal parlamento alle ultime politiche. LA "COSTOLA" Bossi, ribadiamo, non è nuovo su quel terreno; sono anni che si muove nella sua Padania pizzicando le corde della difesa sociale, della politica dal basso. Il successo nelle terre rosse dell'Emilia, della Romagna, persino in Umbria e nelle Marche sono la conferma che i tre temi su cui Bossi ha piazzato il suo movimento hanno ancora presa: federalismo come attacco alla burocrazia dello Stato, sicurezza e difesa del lavoro (ricordate la vecchia provocazione dei contratti di lavoro regionali?) restano tre riforme di attualità. Certo, si potrebbe sempre rinfacciare al Carroccio una sterilità d'azione in questi anni al governo, ma evidentemente l'incapacità della sinistra di dare risposte al «suo» elettorato supera di gran lunga il temporeggiamento padano. Ecco perché i vecchi conti della serva potranno premiare Bossi nell'urna elettorale. Tanto più se a ogni giro la manovra di Monti si fa sempre più pesante. di Gianluigi Paragone

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