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La Moratti va con Gianfry Pronto il suo passaggio a Fli

Oggi l'ex sindaco di Milano incontra alla Camera il presidente: pressing del Terzo Polo ma Letizia prende tempo

Lucia Esposito
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A un passo dal Terzo Polo. Per Letizia Moratti il giorno del salto al centro è quasi arrivato. Questa mattina l'ex sindaco si incontrerà Gianfranco Fini a Roma. E per farlo ha scelto uno dei luoghi peggiori al mondo per mantenere la privacy: la Camera dei deputati. Per Fli si tratta del frutto di un'opera di persuasione durata settimane. Le trattative, comunque, non sono ancora concluse. Secondo fonti Udc, è molto probabile che Letizia si prenda del tempo per decidere. In particolare, la Moratti ha chiesto di vedere il presidente della Camera per dei «chiarimenti» sia sui progetti politici del partito, sui quali non sembrano esserci grandi dubbi, che su quelli della coalizione. C'è poi il problema della sua collocazione. Un politico come lei, già ministro e primo cittadino del capoluogo lombardo, difficilmente si accontenterà della promessa di un posto alla Camera. Servono garanzie, soprattutto per evitare che si ripetano le “incomprensioni” che l'hanno portata a uscire dal Popolo della Libertà. Letizia si è allontanata dal partito del Cavaliere dopo una serie infinita di discussioni, iniziate durante il suo mandato a Palazzo Marino e culminate in campagna elettorale. I suoi uomini hanno sempre attribuito una buona parte delle responsabilità della sconfitta alla segreteria azzurra, colpevole di aver studiato una campagna elettorale eccessivamente “aggressiva”. Un esempio su tutti: il caso Lassini, consigliere che a poche settimane dal voto aveva tappezzato le vie di fianco a Palazzo di Giustizia di manifesti “Via le Br dalle Procure”.  Dopo la vittoria di Pisapia, la situazione è peggiorata rapidamente. La Moratti ha rifiutato di entrare nel gruppo consiliare Pdl. I rapporti sono rapidamente peggiorati, fino ad arrivare agli ultimi giorni del governo Berlusconi. Le critiche di alcuni colleghi parlamentari al progetto di un governo tecnico guidato da Monti non le sono piaciute. La sua uscita dal partito è stata poi certificata con il rifiuto della tessera del partito del premier. E per quanto riguarda il Pdl, non si può dire che i colleghi abbiano eretto barricate. Per l'ex sindaco è quindi iniziata la stagione del silenzio. Già a settembre aveva iniziato a lavorare  all'idea di un suo nuovo partito con base in Lombardia. Poi l'addio di Andrea Muccioli a San Patrignano ha complicato le cose. La Moratti è da anni la principale finanziatrice della comunità, cui negli ultimi mesi ha dedicato tutti i suoi sforzi. E dove, per altro, anche Gianfranco Fini si è recato in visita più di una volta. In attesa del verdetto, le aspettative dei centristi crescono.  «Dubito che già oggi possa essere il giorno decisivo», spiega un parlamentare Udc, «ma siamo vicini. E di sicuro sarebbe un colpo fenomenale». I deputato Fli-Udc non vedono l'ora di incamerare un nuovo “nome forte”, ma questo non vale per tutti. Tra questi probabilmente c'è Manfredi Palmeri, ex presidente del Consiglio comunale Pdl che dopo il passaggio a Fli ha passato  la campagna elettorale a sparare a zero contro la signora di Palazzo Marino. Lo stesso discorso potrebbe valere per Bruno Tabacci, che fino a oggi si è rifiutato di commentare le trattative in corso («è prematuro, è prematuro...») ma che senza dubbio potrebbe avere delle difficoltà a sorridere. L'attuale assessore al Bilancio di Palazzo Marino, entrato nella squadra di Pisapia in quota Api, ha più volte accusato la Moratti di aver lasciato le casse comunali in condizioni penose. di Lorenzo Mottola

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