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Mughini: ma io sto con i tassisti Per loro la licenza è la vita

Il giornalista: non capisco l'astio nei loro confronti i conducenti si battono contro le liberalizzazioni per avere un futuro

Lucia Esposito
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E dunque in fatto di “liberalizzazioni” non avremo lo scalpo dei tassisti, ciò di cui mi pare che siano in molti a lamentarsi sui giornali e altrove. Voglio dire che a differenza di altri campi, ad esempio le farmacie (dove sta per accadere il finimondo), per quel che riguarda i tassisti nel 2012 le cose resteranno come stanno. I taxi resteranno quanti sono adesso, ciascun taxi con la sua licenza e sono licenze costate ciascuna una barca di denari e che sarebbero divenute dall'oggi al domani carta straccia ove l'accesso alla conduzione della vettura bianca fosse stato consentito se non a tutti a molti. Un accesso gratis, quel che era avvenuto già anni fa a Roma, dove mi pare siano state un paio di migliaia le licenze distribuite dal Comune. Il che già allora comportò un'amputazione del valore delle licenze esistenti, licenze che per un tassista sono al modo di una pensione. Sto con loro - A chi di voi farebbe piacere che la vostra pensione fosse amputata dall'oggi al domani del 30 per cento o magari di più? Ma che senso ha questa campagna denigratoria contro un'intera categoria professionale, gente che guadagna sì più di un metalmeccanico ma che le sue dieci ore quotidiane nell'inferno del traffico di una grande metropoli se le sgobba? Dico subito che sto dalla parte dei tassisti, e lo dico non perché abbia un parente titolare di licenza ma perché sono stato e sono ancora un utente sistematico dei taxi. Difatti non ho patente né vettura individuale. Per i miei spostamenti personali e professionali prendo i bus (la tessera dell'Atac è l'unica tessera che abbia avuto in vita mia), i taxi. Di questi ultimi ne devo aver preso alcune migliaia nella mia vita. E per di più ogni volta che monto su un taxi mi metto a chiacchierare con il conducente: che turno fa, come gli vanno le cose rispetto al passato, che gli farà trovare la moglie a cena, eccetera eccetera ivi compresa la politica. Di solito su un taxi mi trovo benissimo, in ogni senso. Se il traffico della grande città non è asfissiante, non è neppure vero che siano talmente cari. Tornato da un lavoro che avevo fatto a Milano, ho preso un taxi che dalla Stazione Termini mi ha portato alla mia casa romana di Monteverde. Il tassametro segnava 13 euro e 70. Il tassista me ne ha chiesti 13 e senza aggiungere nessun sovraccarico per i bagagli. Gliene ho dati 15 e chiesto la relativa ricevuta. Guerra insensata - Non capisco il perché di una guerra talmente diffusa contro i tassisti. Nella loro categoria esistono dei cialtroni? Ma certo, come in tutte le categorie. Esistono più cialtroni tra i tassisti o tra i giornalisti? Ai posteri l'ardua sentenza. I taxi non si trovano nelle ore di punta a piazza San Babila a Milano o a piazza Venezia a Roma? Solo che l'ora di punta in una giornata dura sì e no sessanta minuti, in tutte le altre 23 ore i taxi se ne stanno in fila ad attendere il loro cliente: parlo di Roma, dove la situazione era effettivamente pessima prima che arrivassero le nuove 2000 licenze. Furono mesi combattutissimi con scioperi dei tassisti, loro assemblee rumorosissime  nella piazze romane, insulti anche beceri rivolti al sindaco Walter Veltroni e alla sua giunta. Immagini lontane, che non è affatto necessario bissare. Pretesa assurda - Non esiste al mondo una “liberalizzazione” che rompa le ginocchia a un'intera categoria professionale. Annichilire il valore commerciale delle licenze è una pretesa assurda. I tassisti sono poi nei fatti più ragionevoli di quel che non si dica. A Roma da molto tempo nessun tassista mi ha chiesto il sovraprezzo di due euro che era stato fissato dalla giunta Veltroni per le corse in partenza dalla Stazione Termini. Talvolta basta un sorriso e una parola gentile per fare accendere una discussione che rende piacevoli quei dieci minuti trascorsi assieme. O forse non siamo più capaci di sorrisi e parole gentili? Poi certo che ti capita il cialtrone, quello che ci prova ad addebitarti una somma maggiore di quella indicata dal tassametro. Ma non è vero che un tale cialtrone rappresenti un'intera categoria. Una volta a Milano un tassista giovane sbagliò strada nel condurmi dalla stazione al'albergo e ne venne fuori un prezzo di due o tre euro maggiore di quello che pagavo d'abitudine per quel percorso. E siccome non avevo monete lo pagai un euro in meno di quello indicato dal tassametro, e glielo spiegai il perché, del che lui un tantino mugugnò. L'ho reincontrato un paio d'anni dopo: mi disse che avevo avuto ragione a dirgli del suo errore. Storie di tassisti anche queste. di Giampiero Mughini

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