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Monti salva banche e imprese che in Borsa sono già ricche

Bechis: il 75% delle prime 100 aziende quotate ha aumentato i fatturati, il 61% anche gli utili. Ma pagano solo le famiglie

Giulio Bucchi
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In Italia c'è la crisi, aumenta la disoccupazione, gli imprenditori soffrono. Sì, ma chi paga? Non gli statali (altra Casta privilegiata) e nemmeno banche e grandi aziende, che però il governo Monti premia dopo aver spremuto per bene le famiglie. L'unica categoria, a ben guardare, che non viene salvaguardata dai tecnici. Come scrive Franco Bechis su Libero in edicola oggi, venerdì 16 dicembre, i ricchi stanno diventando sempre più ricchi. "Perché a guardare i bilanci depositati dalle principali imprese e istituzioni finanziarie - scrive il vicedirettore - non sembra proprio che se la stiano passando così male. Anzi". Al 30 settembre 2011, infatti, il 75% dei gruppi quotati ha aumentato il fatturato rispetto a 12 mesi prima. E il 61% ha addirittura aumentato gli utili. Il risultato consolidato dei primi 100 gruppi quotati, continua Bechis, "indica un fatturato in crescita del 6,34%, passato da 552 a 587 miliardi di euro". Le top100 di Piazza Affari, dunque, avrebbero una capacità contributiva in grado di dare una mano al Paese ben più di altri soggetti (discorso diverso, naturalmente, per le piccole imprese, queste sì davvero strette dalla morsa della crisi). Eppure Monti le ha di fatto "salvate", così come le banche (quasi tutte comprese nel listone) cui il governo ha garantito copertura finanziaria sulle passività di bilancio. Leggi l'articolo di Franco Bechis su Libero in edicola oggi, venerdì 16 dicembre  

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