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E Passera studia da premier: Amo fare il bene comune

Il superministro tecnico: La politica è un priivilegio. Sulle liberalizzazioni: Non finisce qui. E nessuna nuova manovra

Giulio Bucchi
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Niente manovra aggiuntiva, secondo tempo per le liberalizzazioni e parola fine sul conflitto d'interessi. E' un Corrado Passera scoppiettante, già in formato premier, quello di domenica. Il ministro dello Sviluppo risponde a distanza all'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che ha paventato altre misure anti-crisi. "Non c'è nessun altra manovra in arrivo", sostiene categorico rivendicando l'aver "messo l'Italia in sicurezza" da parte del governo Monti. Le linee guida rimangono una lotta "senza pace" agli evasori fiscali e un "piano che permetta di consolidare il rigore, che ri-inneschi la crescita dopo dieci anni di non crescita". E intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, Passera annuncia: "Sulle liberalizzazioni non finisce qua", confessando di essersi preso sulla vicenda "un'arrabbiatura pazzesca". Dopo aver sottolineato che le misure di Monti hanno evitato all'Italia di correre un "rischio-Grecia, che era ad un passo", il superministro cerca di svicolare sull'ipotesi di riaprire il dossier sull'assegnazione delle frequenze tv ("Su questa domanda posso giocarmi il jolly?") poi spiega che "di fronte ai sacrifici chiesti agli italiani, verosimilmente non tollereremo» l'assegnazione gratuita". Quanto all'asta, dice, "può essere una cosa un po' diversa". Insomma, "dobbiamo trovare nuovi modi, ma penso che questa cosa debba essere rivista profondamente". Evasione e conflitti - Sulla lotta all'evasione fiscale, Passera spiega perché non è finita in manovra: "Se fosse stata basata solo su promesse di lotta all'evasione, nessuno l'avrebbe comprata". "L'impegno nostro - prosegue -, non dovendo rendere conto a nessuno, sarà senza pace. Si tratta di 120 miliardi, di soldi veramente rubati agli altri, da andare a recuperare per consentire di fare investimenti sulla crescita". Poi il colpo di teatro, sul suo conflitto d'interessi per detenere azioni di Intesa Sanpaolo, la banca che ha guidato per 10 anni. "Non c'è, e non era mia intenzione fare questo annuncio, ma le vendiamo e basta. E' una disgrazia, è sbagliato, ma così ci togliamo il dubbio". Quasi una ripulitura in vista di possibili incarichi futuri. Non da tecnico, ma da politico. "Ha intenzione di rimanere, magari da leader di un grande centro?", gli chiede Fazio. E lui: "Chi può dirlo, fare il bene comune è il più grande privilegio concesso".

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