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Senatori, menù è troppo caro: licenziano i camerieri

Il ristorante di Palazzo Giustiniani aumenta i prezzi e gli onorevoli disertano: -70% degli incassi. Pagano i dipendenti

Giulio Bucchi
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Ora che anche i senatori hanno toccato con mano il costo della vita, sotto forma di un ristorante a prezzo di mercato, la crisi si fa sentire a Palazzo Madama, O meglio, la sentono soprattutto i dipendenti del suddetto ristorante. Cuochi e camerieri di palazzo Giustiniani, dove alloggia il presidente Renato Schifani e fino all'estate andavano a pranzare e cenare onorevoli a frotte, sono stati messi in cassa integrazione. Il motivo è semplice: dopo lo scandalo dei menù a prezzo di saldo (2,6 euro appena per una bistecca di manzo, 2,76 uno squisito carpaccio di filetto), la direzione ha dovuto "aggiustare" le tariffe. Oggi un pasto medio costa circa 30 euro. Un adeguamento alla vita reale che non è andato giù ai senatori: il calo del 70% degli incassi ha obbligato i questori a rivedere il parco dipendenti, inviando a 9 di loro una lettera di licenziamento. Immediata la protesta, con i lavoratori che hanno occupato il ristorante in pieno stile metalmeccanico. Forse anche in reazione alla ormai celebre lamentela del sottosegretario Riccardo Villari (dei Responsabili) a La Zanzara su Radio24: "Ormai il pesce non è fresco e i cibi sono spesso precotti". Una mensa in piena regola, anche se i prezzi, sia pur in rialzo, rimangono di favore: il 50% per le pietanze normali, 75% per quelle di fascia superiore. Troppo, per le tasche dei senatori.

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