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Ma gli istituti non hanno cash: famiglie e imprese, potete pure scordarvi i prestiti

116 miliardi agli istituti, ma li terranno per sè: ecco perché le società e le famiglie vengono nuovamente prese in giro

Andrea Tempestini
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Pioggia di euro per le banche europee, in fila per accaparrarsi il denaro offerto dalla Bce. Gli istituti italiani, dei 489 miliardi totali iniettati dall'Eurotower, ne hanno presi 116, quasi un quarto offrendo come garanzia 40 miliardi di titoli. Una circostanza particolare, poiché le nostre banche sono state le uniche a offrire garanzie così volatili. Ciò che importa, però, è che con tutti questi quattrini gli istituti tornino a fare credito alle imprese, che soffocano e muoiono per la stretta sempre più dura. Queste almeno sono le intenzioni che hanno spinto Mario Draghi e la Bce a percorrere la strada del prestito. Ma lo stesso Draghi era stato costretto ad ammettere: "Decideranno le banche come utilizzare questi soldi". L'ex governatore di Bankitalia, in buona sostanza, ha ammesso che la Banca centrale europea non ha alcun potere nel costringere le banche ad utilizzare i soldi per evitare il credit crunch, ossia per sostenere il tessuto imprenditoriale. La sfiducia dei mercati - Un segnale pericoloso è stato fatto notare dal rettore della Bocconi, Guido Tabellini, che ha spiegato come "la cattiva notizia è che il differenziale tra debito pubbico italiano e tedesco resta molto alto", anche dopo l'offerta dell'Eurotower. Il fatto che lo spread non sia sceso e che le Borse, dopo la pioggia di euro, abbiano addirittura perso strada è indice del fatto che i mercati non credono nel fatto che i 116 miliardi arriavti alle banche italiani andranno a sostenere il debito pubblico o ad aiutare le imprese. Per quel che riguarda il debito pubblico il percorso è piuttosto perverso: i soldi ottenuti dai banchieri dovrebbero teoricamente essere investiti parzialmente in titoli di Stato (come al solito un buon investimento per le banche, poiché il rendimento dei titoli è altissimi). Scenari nerissimi - Per quel che riguarda l'aiuto alle imprese o alle famiglie che chiedono credito, anche tra investitori e semplici risparmiatori comincia a farsi strada l'idea che gli scenari - prestito o non prestito - restino nerissimi. La possibile (e funesta) verità è che le banche non hanno la liquidità nemmeno per l'ordinaria amministrazione (per intendersi, dare banconote a chi chiede di ritirare i risparmi o concedere mutui a chi ha le carte in regola per ottenerlo). Tanto che, implicitamente, il fatto che le banche non abbiano una lira (ops, un euro) è stato confermato anche dall'Abi. L'Associazione delle banche italiane, in un documento, ha spiegato che nel 2012 il Roe (la misura di quanto gli istituti sono in grado di generare profitti) "dovrebbe segnare un nuovo minimo storico con lo 0,3 per cento". Ecco perché, per tutta questa serie di ragioni, di quei 116 miliardi dati alle banche famiglie e imprese vedranno poco e nulla.

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